Salerno

Teresa e Donato, il piacere di dirsi sì

La città degli sposi: si conobbero adolescenti a Mercatello, si sposeranno a Paestum il I maggio. Siamo andati a trovarli per raccontarveli

SALERNO. Non è retorica dire che molti giovani oggi vivono di bisogni immediati, spesso anche frammentari e compulsivi. Di fatto, si coltiva sempre meno l’interesse per il sacrificio della vita di coppia. Teresa Tafuri e Donato Grimaldi sono due ragazzi salernitani, hanno 28 e 32 anni e nel loro percorso hanno deciso di sfidare tutte le paure che può generare la scelta di pronunciare le parole “sì” e “per sempre”. Nella loro semplice storia è possibile scorgere il genuino sentimento di quanti ancora credono nel matrimonio, non soltanto come istituzione ma come viaggio da affrontare insieme nel bene e nel male.

Si percepisce subito che tra di loro c’è qualcosa di speciale. Hanno una sintonia quasi disarmante. Sono simbiotici anche nelle risposte. Si sono conosciuti ancora adolescenti. «Era un pomeriggio di maggio – racconta sorridendo Donato – e si giocava a pallone al parco Mercatello con amici in comune. Ci hanno presentato e non ci siamo più lasciati». Fughe improvvise per sfuggire al controllo dei genitori, scuse geniali inventate al momento e, tra una litigata e l’altra, sono cresciuti insieme. «A volte – dice Teresa – sono incredula se penso al percorso che già abbiamo fatto insieme. Tutte le coppie nate in quel periodo e nella nostra comitiva, si sono sfasciate. Ognuno ha preso strade diverse».

Loro, invece, sono fidanzati da tredici anni e hanno saputo e voluto gestire tutte le prove che la vita ha presentato al loro rapporto. Come quando Teresa ha deciso di andare a studiare Lingue a Trieste. «Non è stato semplice mantenere in piedi il rapporto a distanza. Però – racconta la ragazza – più guardavo gli altri gettarsi in esperienze avventurose estreme e più apprezzavo la gioia che avevo trovato nella schiettezza del nostro rapporto». La loro scelta di sposarsi è nata soprattutto dalla determinazione di Donato che, senza mollare la presa, ha insistito pazientemente per far vedere alla sua fidanzata i lati positivi di una vita insieme, nonostante il periodo di crisi e la tristezza di lei che arrivava dall’assenza di lavoro.

Riuscito a strapparle il sì, dopo tre mesi e quasi provvidenzialmente, anche Teresa era riuscita a trovare un impiego. Così, una sera di dicembre del 2015, i due giovani fecero una sorpresa alle rispettive famiglie riunitesi per una cena. Mostrarono loro una scatola, lasciando intendere che contenesse gli auguri per la giornata di festa trascorsa. Invece, all’interno e ben coperte da altri biglietti, c’erano le loro partecipazioni in carta d’avorio. «Mia madre rimase in silenzio per quasi mezz’ora. Seppure sapevano che il matrimonio fosse nelle nostre intenzioni, probabilmente i miei erano preoccupati». Teresa fa la responsabile commerciale per un’azienda, lui si occupa della compravendita di viaggi all’estero con una laurea in scienze politiche. Donato racconta anche le difficoltà che hanno incontrato. «Per quanto si possa immaginare prima, non si ha idea delle spese a cui si va incontro per un matrimonio. Abbiamo avuto i genitori che hanno fatto tanti sacrifici e ci stanno sostenendo. Dopo averlo vissuto sulla mia pelle, posso raccontare delle tante e troppe speculazioni che girano intorno agli sposi. Tutto quello che ha un costo normale, a partire da un’acconciatura o dal fitto di una macchina, quando si pronuncia la parola matrimonio viene venduto al rialzo. Credo che questo meccanismo potrebbe e dovrebbe essere attenzionato da chi di dovere e, perché no, anche ridimensionato».

Entrambi hanno girato tanto per le fiere degli sposi, sia a Napoli che a Salerno. Armandosi di pazienza e facendo di necessità virtù, hanno colto l’occasione di tanto girare per studiare al meglio i propri gusti. Pensando ad un punto d’incontro tra le esigenze e le proprie possibilità, sono riusciti a comprare un piccolo appartamento a Bellizzi. Qui hanno messo in piedi il loro nido d’amore che continuano pian piano ad arredare. La cucina è l’angolo della casa che preferiscono e la definiscono «una bomboniera». «Non abbiamo avuto grosse pretese, sia nell’arredamento sia nell’organizzazione del matrimonio. Abbiamo preferito pensare al futuro insieme e non ad un unico giorno», dicono.

Guardano al domani con grande fiducia, forti del loro reciproco amore. «Sono felice del lavoro che faccio – continua Donato – ma spero di avere quell’occasione che potrebbe migliorare la mia vita. Ogni anno migliaia di italiani si trasferiscono all’estero per un’opportunità di lavoro migliore. Io ho deciso di restare nel mio paese, lottando per le una buona prospettiva di vita». Anche Teresa cambierebbe qualcosa del suo lavoro ma non si scoraggia: «Tra dieci anni mi vedo soddisfatta nella casetta che sto costruendo insieme a Donato, magari circondata dai miei figli. Forse un giorno realizzerò anche il sogno di essere interprete e traduttrice professionista, lavoro purtroppo sottovalutato e soprattutto sottopagato. Non sono abituata ad avere tutto e subito, forse il gusto del sacrificio è proprio la vera vittoria».

La loro è la storia di un amore come tanti, ma speciale nel suo essere sempre più raro obiettivo per molti. Entrambi tremano con la voce se pensano al primo maggio prossimo, quando all’uscita dalla chiesa paleocristiana di Paestum, sullo sfondo dei templi, potranno finalmente correre insieme e andare incontro alla vita che hanno fortemente scelto e voluto, impegnandosi con grande sacrificio.

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