Tenuta Criscuolo, arriva l’ordinanza di sgombero

Pagani, i Petrosino D’Auria occupano abusivamente l’immobile del Comune La Dda ha riscontrato nella struttura anche gravi violazioni di natura edilizia

PAGANI. Ancora un’ordinanza di sgombero firmata dalla commissione prefettizia di Pagani per la proprietà comunale Criscuolo di via Mangioni in uso alla famiglia Petrosino D’Auria.

La triade ordina a Giuseppina Ruggiero, moglie del boss Gioacchino Petrosino D’Auria, la demolizione delle opere abusive realizzate all’interno, la restituzione dell’immobile con restituzione alla collettività amministrata “entro dieci giorni, con esecuzione forzosa in caso di inadempienza”, con possibilità di ricorso entro sessanta giorni al Tar ed entro centoventi giorni al capo dello Stato. Dopo la notifica del provvedimento di sgombero arrivata a dicembre 2012, a ravvisare la mancata demolizione dell’abuso edilizio riscontrato all’interno della proprietà Criscuolo, l’iter avanza ancora verso la riappropriazione. La casa in uso alla moglie di Gioacchino, madre di Antonio e Michele Petrosino D’Auria, processati e assolti in primo grado a marzo nel processo Linea D’ombra con l’ex sindaco Alberico Gambino per voto di scambio politico mafioso e concussione, è da anni al centro della contesa giudiziaria e amministrativa.

Agli atti c’è un verbale di accertamento del venti maggio 2010 a cura di ufficio tecnico e tenenza dei carabinieri, con rilievo di lavori illegittimi, cambio di destinazione d’uso con opere abusive, ordinanza di demolizione del 27 maggio 2010, verbale di inadempienza alla demolizione del 10 giugno 2011 ora divenute condizioni per l’acquisizione del possesso di un’opera già patrimonio comunale, con l’esecuzione a cura di vigili e ufficio tecnico.

L’antimafia accumulò elementi tecnici e perizie per sostenere la centralità di quel bene nell’ipotesi d’accusa al centro del processo Linea d’ombra, così come la Cassazione e il riesame di Salerno a ravvisare l’usufrutto e le modifiche dello stato di quei luoghi quali elementi di scambio tra esponenti politici comunali e la famiglia camorristica dei Fezza- Petrosino D’Auria. I Petrosino, secondo la relazione del consulente della Dda, non avevano alcun titolo per quell’occupazione. L’analisi del perito D’Onofrio: «Stante la carenza di uno dei due requisiti, l’esercizio da parte dell’erede subentrante dell’attività agricola sul terreno di Gioacchino Petrosino senior, alla data dell’apertura della successione (luglio 1989) D’Auria Petrosino Gioacchino jr non poteva subentrare nella titolarità del contratto d’affitto».

Alfonso T. Guerritore

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