Tentato stupro a Pastena, assolto dopo quattro anni

Chiuso il processo, resta senza colpevole l’aggressione a una 14enne nell’androne di un palazzo a Pastena

SALERNO. Quattro anni con appiccicato addosso il marchio del violentatore di minorenni. Quattro anni con il terrore che i giudici potessero non credergli, e che quel marchio potesse restargli stampigliato addosso per sempre. L’incubo, per il 35enne L.G., è finito ieri pomeriggio, quando i giudici della terza sezione penale hanno pronunciato la sentenza di assoluzione “per non aver commesso il fatto”. Anche se ora per la giustizia si apre un nuovo fronte, perché se tentato stupro c’è stato il colpevole è un altro, ed è tuttora senza un nome.

Protagonista della vicenda è un’adolescente che all’epoca dei fatti aveva 14 anni. E se per l’indagato il calvario è finito, resta invece aperta l’altra faccia del dramma, quello di una ragazzina che ha rischiato di essere stuprata mentre rientrava a casa, in pieno giorno e in un quartiere popoloso come è quello di Pastena. Un episodio che solo ora è venuto alla luce e che l’ha lasciata sotto choc a lungo, di cui il colpevole resterà con molta probabilità senza volto.

È il luglio del 2011, stava tornando dai genitori, in una palazzina di via Vassalli, quando appena entrata nello stabile è assalita da un uomo con i pantaloni abbassati, che prima inizia a masturbarsi dinanzi a lei e poi tenta di violentarla. È pieno giorno, sono da poco passate le 12, e per fortuna lei riesce a divincolarsi e lui si dà alla fuga, temendo il linciaggio.

I guai per L.G. iniziano pochi giorni dopo, quando la quattordicenne crede di riconoscere in lui l’uomo che l’aveva terrorizzata. Lo vede in strada, poco distante da casa, e il suo volto sembra sovrapporsi a quello del violentatore. Spaventata, sporge denuncia ai carabinieri, che in pochi giorni lo individuano (il 35enne abitava in zona) e il 22 luglio di quattro anni fa lo sottopongono al primo interrogatorio. Nel riconoscimento in caserma l’adolescente conferma l’identificazione e a quel punto lui finisce sul registro degli indagati, con l’accusa infamante di tentata violenza sessuale su minore. In famiglia nessuno ci crede. Tantomeno la madre, che nell’orario dell’aggressione lo aveva visto in casa, e neanche la fidanzata, che era stata a lungo al telefono con lui.

A “salvarlo” è però l’alibi informatico, ricostruito tassello per tassello dal difensore Federico Conte e che testimonia come l’indagato fosse stato da poco prima di mezzogiorno e fino alle 13.30 attaccato al computer. Fotografo per passione prima che per lavoro, in quella fascia orari L.G. aveva postato su facebook alcuni suoi scatti, si era scambiato email e aveva conversato con un giornalista di una testata on line a proposito di una mostra che avrebbe allestito di lì a poco.

Sono stati questi elementi a scagionarlo, al punto che ieri pomeriggio lo stesso pubblico ministero Cristina Giusti ha chiesto una pronuncia di assoluzione, confermata poco dopo dal Tribunale presieduto dal giudice Anna Allegro. Parole che il 35enne aveva atteso per quasi quattro anni e che ha accolto con un pianto liberatorio, prima di ripartire per Parigi, dove si è trasferito e dove lavora con un’associazione impegnata per l’integrazione degli extracomunitari.

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