Tentato omicidio, “sparisce” la vittima

Il mistero di un angrese oggetto di una violenta aggressione a Scafati. Convocato al processo, non è stato mai trovato

SCAFATI. Poteva restare ucciso Matteo Montella, un 37enne angrese, bersaglio di un violento pestaggio al termine del quale venne lanciato dalla finestra. La vicenda è diventata un processo per tentato omicidio nei confronti di un pregiudicato scafatese, Enrico Berritto.

I fatti contestati all’unico imputato riguardano l’agguato eseguito il diciotto febbraio 2009 da un gruppo di quattro persone che sequestrò e pestò selvaggiamente con mazze e bastoni Montella.

La vittima stordita dai colpi si risvegliò tra le braccia dei picchiatori nelle scale di un palazzo a Scafati, in via Passanti, all’altezza del secondo piano, con l’imprevista ripresa di coscienza che comportò il lancio dalla finestra.

Secondo la testimonianza di Montella l’obiettivo di arrivare ad un piano più alto per ucciderlo senza incertezze saltò quando aprì gli occhi chiedendosi cosa stesse succedendo, con la reazione del gruppo che paradossalmente gli salvò la vita.

Gli ignoti delinquenti scaraventarono Montella dalla finestra del palazzo causandogli il ricovero immediato, la successiva prognosi riservata dei medici, con un’elenco di danni fisici che comprendeva ferite al cranio, politraumi alla testa con lesioni ossee e diverse altre fratture tra cui una alla rotula.

Montella , sentito dai carabinieri sulla vicenda, fornì le sue spiegazioni dando una logica alla misteriosa spedizione punitiva. “Volevano uccidermi”, riferì agli inquirenti, con l’episodio finito tra botte e fratture soltanto per una fortuita coincidenza.

L’obiettivo della missione criminale che per le accuse fu innescata dal piano di Berritto era uccidere Montella. L’azione di forza doveva lavare un’onta intollerabile per una presunta relazione sentimentale intrattenuta dall’angrese con la compagna del pregiudicato scafatese.

Il processo, già iniziato davanti ai giudici del primo collegio del tribunale di Nocera Inferiore, è legato alla necessaria conferma dibattimentale delle accuse finite nel verbale di sommarie informazioni della vittima, col problema dell’attuale irreperibilità di Montella. La scorsa udienza tenutasi a febbraio è saltata perché alla fine la notifica non venne eseguita.

Gli ufficiali che cercavano Montella per renderlo edotto della convocazione al processo, in qualità di persona offesa determinante per la prova, non lo trovarono.

Secondo le accuse Berritto noto alle forze dell’ordine per reati di droga, attualmente sottoposto a misura cautelare, aveva organizzato l’esecuzione punitiva che doveva concludersi con la morte dell’angrese.

Berritto fu arrestato nel 2005 per detenzione illegale di parti di arma e munizionamento, subendo altri provvedimenti restrittivi legate allo spaccio di stupefacenti.

Adesso la scomparsa della vittima avvolge ancora di più l’episodio nel mistero. La mancata conferma in aula delle accuse muterebbe e non poco la situazione.

Alfonso T. Guerritore

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