Tentato omicidio Cioffi Non ci sono colpevoli 

Ieri la sentenza del gup per il ferimento dell’ex assessore comunale di S. Cipriano Assolti i quattro imputati: nessun riscontro in aula alle dichiarazioni dei “pentiti” 

SAN CIPRIANO PICENTINO. Tutti assolti per il tentato omicidio dell’ex assessore Massimo Cioffi. Ieri c’è stata la sentenza del gup sulla richiesta di rito abbreviato dei quattro coimputati: Sabino De Maio, collaboratore di giustizia, considerato il mandante dell’agguato a scopo di rapina, Luca Sorriento, di Montecorvino Rovella, Giuseppe Degli Angioli e Giuseppe Giffoniello, di Acerno. L’accusa aveva chiesto la condanna a dodici anni per tutti ad eccezione di De Maio, per il quale si era pronunciato invece per l’ assoluzione.
Nella decisione del giudice è prevalsa la tesi difensiva (rappresentata dagli avvocati Raffaele Francese, Carmine Giovine, Danilo Laurino e Pierluigi Spadafora), secondo la quale mancavano riscontri alle accuse fatte dai collaboratori di giustizia. Questi avevano riportato circostanze apprese da altri e non per diretta conoscenza dei fatti. I difensori si sono appellati a una sentenza a sessioni unite della Cassazione sulle dichiarazioni rese dai pentiti.
Lo stesso Cioffi, sentito come persona offesa, parlò di un solo malvivente che puntava a rubargli l’automobile. De Maio e i correi sono stati assolti per non aver commesso il fatto.
Era il 23 marzo di nove anni fa, quando alle 23.30 Cioffi era fermo in auto nei pressi dell’ex albergo Spineta lungo la litoranea di Battipaglia e fu avvicinato da un uomo con il volto coperto che ruppe il finestrino della sua Smart e gli intimò di scendere.
Lui provò a reagire e il malvivente non esitò a sparare, ferendolo a gamba e piede sinistro. Poi fuggì a bordo dell’auto che lo stava attendendo lì vicino, mentre l’ex assessore riusciva a dare l’allarme e a fare arrivare i soccorsi. Fu portato all’ospedale di Battipaglia, dove i medici emisero una prognosi di trenta giorni, e l’episodio fu ritenuto un tentativo di rapina.
Poi la pistola calibro 7,65 con cui erano stati sparati i colpi fu ritrovata a casa di Raffaele Del Pizzo, e quando quest’ultimo ha iniziato a collaborare con la giustizia le sue dichiarazioni hanno aperto il caso, ipotizzando l’agguato di camorra.
Nei confronti dei quattro imputati fu avanzata l’accusa di tentato omicidio e tentata rapina aggravati dal metodo mafioso. Per gli inquirenti il capo clan De Maio aveva ordinato l’attentato dal carcere.
Gli obiettivi erano di avvantaggiare la consorteria criminale e di procurare risorse per mantenere la latitanza proprio di Del Pizzo. Le motivazioni della sentenza sono attese tra un mese.
Massimilano Lanzotto
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