IL FATTO

Tentato omicidio ad Olevano, paese sotto choc per Sonia e Massimo: «Non è una fiction»

C’è sconcerto e incredulità nel piccolo borgo dei Picentini

OLEVANO SUL TUSCIANO - Nella piccola frazione di Salitto, circondata da ulivi secolari, si respira un clima surreale. Poco più di mille abitanti, tre chiese e trecento famiglie che sono perlopiù imparentate fra loro. La doppia tragedia, alla fine, tocca l’intera piccola comunità. Tutti si sentono colpiti, nessuno giustifica l’azione criminale, né vogliono giudicare l’estremo gesto di Massimo Salvatore , ma rigettano con piena decisione l’appellativo di “paese di orchi”, rimbalzato sui social subito dopo la diffusione del doppio dramma.

«Senti parlare di femminicidio alla televisione, ma non pensi che possa poi accadere proprio vicino a te», commentano un gruppo di persone. Nessuno avrebbe immaginato un epilogo simile della relazione tra Sonia Bianchi e suo marito. La coppia viveva insieme al piano terra di un’abitazione al borgo Capocasale. Da quando erano cominciati i dissidi, l’uomo era stato invitato ad allontanarsi dal tetto coniugale, ma non c’erano stati grossi campanelli di allarme. Nonostante le difficoltà, i due erano stata visti insieme negli ultimi tempi. Ieri pomeriggio, però, qualcosa è scattata nella mente dell’uomo. Un raptus omicida. Che ha forse preso alla sprovvista la stessa moglie. Il giovane suicida lavorava nel settore caseario, era un operaio provetto.

Ne raccontano tutti bene. «Un instancabile lavoratore», è il commento più diffuso in paese. La moglie, invece, è casalinga, ma fa lavoretti, di tanto in tanto, per contribuire al menage familiare. Entrambi appartengono a due famiglie molto conosciute nella piccola frazione. A raccontarlo, in strada, poco lontano dai luoghi della tragedia, ancora fanno fatica a credere che sia accaduto proprio nella quiete della collina olevanese. «Stavolta non è una fiction, è tutto vero», senti dire tra i giovani. Ma c’è chi s’interroga sul perché, sul come non è si capito che l’uomo era ormai giunto al punto di non ritorno. Da Palazzo di città non c’è una nota ufficiale, ma arriva una secca condanna alla violenza di genere, ad azioni che attentano alla vita.

La ragionevolezza deve sempre prevalere in ogni circostanza. Cosa che non è avvenuta nel primo pomeriggio di ieri: la rabbia e la gelosia hanno preso il sopravvento. Intanto, le immagini parlano da sé: quelle chiazze di sangue sul muro dell’abitazione di via del Tasso riportano alla cruda realtà. All’insuccesso della società che non è riuscita a prevenire l’ennesimo episodio di femminicidio, che conta già un morto. Alla fine, scorporata la parte investigativa, riservata ai carabinieri, restano il dolore di due famiglie che, in meno di tre ore, hanno vissuto un duplice dramma. E una famiglia, quella dei coniugi in fase di separazione, che non è riuscita a completare il proprio ciclo di vita. Episodi di un forte impatto sociale che faranno riflettere, forse nei primi giorni, ma poi la vita frenetica cancellerà tutto. Ecco dove inizia il compito del politica.