Tentato omicidio a Pagani Passariello ritratta tutto

La presunta vittima si è smentita malgrado il programma di protezione Due anni fa provarono a investirlo ma adesso lui parla di “suggestione”

PAGANI. Ha ritrattato il testimone di giustizia Giuseppe Passariello, comparso ieri in aula al tribunale di Nocera Inferiore davanti ai giudici del terzo collegio nel processo dove è parte offesa come vittima predestinata per tentato omicidio aggravato dall’articolo sette. Il tentativo di omicidio - avvenuto a dicembre 2010 con il tentativo di investire con l’auto il teste - denunciato e portato avanti fino alla costituzione di parte civile e all’accesso al programma di protezione riservati ai testimoni di giustizia, è diventato “una suggestione”, frutto di un abbaglio. Gli imputati Vincenzo Buonocore, attualmente ai domiciliari per altro procedimento, Vincenzo Pepe alias “pisiello” e Salvatore De Maio, detto “Tore ‘o niro”, per la procura erano responsabili del tentativo di omicidio aggravato dal metodo camorristico.

Passariello ha dunque smentito se stesso dopo aver confermato accuse analoghe in un altro procedimento, quello ribattezzato “Guerra lampo”, e chiuso con delle clamorose assoluzioni. In quel caso il teste aveva raccontato di essere stato sequestrato e picchiato da un gruppo di guaglioni legati al clan della Lamia, ma la sua versione era stata smentita con successo dai legali degli imputati, fino alle assoluzioni; la sola condanna per l’accusa di lesioni, già scontata durante il regime cautelare, aveva riguardato Daniele Confessore.

L’attuale processo era una prosecuzione logica di “Guerra lampo”, con le minacce e il tentativo di omicidio per ottenere la ritrattazione di Passariello. La versione del teste inizialmente era stata confermata nel processo, con l’interruzione del controesame e la misteriosa assenza in aula nella scorsa udienza: ieri il dietro front che definisce uno scenario completamente nuovo.

Nelle scorse udienze il pm della procura antimafia di Salerno, Vincenzo Montemurro, aveva già preannunciato la richiesta di acquisire i verbali di Passariello “per intimidazione e minacce occorse nello sviluppo del dibattimento, come previsto dall’articolo 500 del codice di procedura penale”. Poi erano arrivate le scarcerazioni. Gli altri quattro giovani estorsori del clan Fezza-Petrosino D'Auria, Daniele Confessore, Giuseppe De Vivo, Salvatore Attianese e Vincenzo Califano, finiti nel processo “Guerra lampo”, con lo stralcio dell’allora minore Gaetano Fezza, figlio del boss Tommaso, erano usciti sostanzialmente indenni dal giudizio dopo un anno di custodia cautelare.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 8 gennaio: Passariello rischia l’incriminazione per falsa testimonianza.

Alfonso T. Guerritore

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