Tenta di trafiggere la figlia dopo un litigio

Santa Marina, l’uomo è tornato a casa ubriaco e ha afferrato una lancia. La ragazza salvata dal fratello

SANTA MARINA. Ha tentato di uccidere la figlia prima colpendola nel sonno con calci e pugni e poi cercando di trafiggerla con una lancia tagliente.

Un momento di follia durante una notte che sembrava non finire più. A fermare Francesco Lettieri, operaio di 53anni, da tempo dedito all’alcolismo, ci ha pensato l’altro suo figlio, fratello gemello della vittima, che con tutte le sue forze si è gettato sul padre, graffiandolo e riuscendo a spostare l’arma in un’altra direzione, salvando in questo modo la sorella.

«Vattene la devo ammazzare, vai via», gridava il 53enne ubriaco.

Una storia aspra e crudele di alcol e disperazione che ha avuto l'unico epilogo possibile: l’uomo è in carcere e la 17enne, con profondi segni violacei sul collo, è stata trasferita in ospedale dove i sanitari le hanno diagnosticato un trauma cranico contusivo. Quando i carabinieri sono arrivati a casa Lettieri, in località Pantano nella frazione Policastro Bussentino del comune di Santa Marina, hanno trovato l’uomo con ancora l’arma nelle mani. Una lancia pericolosissima, utilizzata dagli allevatori per l’uccisione dei maiali, che presenta una lama affilata adatta appunto a colpire gli animali.

I militari, diretti dal capitano Emanuele Tamorri, con non poche difficoltà hanno bloccato l’operaio e messo in salvo i suoi due figli che hanno successivamente raccontato tutto ai carabinieri.

Il genitore, dopo una serata trascorsa al bar tra amici e alcol, era rientrato in casa dopo la mezzanotte.

Ubriaco aveva iniziato ad urlare e, dopo un diverbio per futili motivi con i figli, ha iniziato a colpire la figlia che si trovava nel letto, nella sua cameretta. Calci e pugni, senza motivo.

Poi, non contento, ha impugnato la lancia e ha iniziato a puntarla verso la diciassettenne.

Provvidenziale è stato l’intervento del figlio che ha affrontato il padre con gran coraggio riuscendo ad evitare il peggio.

Poi l’arrivo a sirene spiegate dei carabinieri e la fine di un incubo: l’uomo, originario di Rofrano, incensurato e separato da alcuni anni dalla moglie, è finito in manette ed è stato trasferito presso la casa circondariale di Sala Consilina a disposizione del sostituto procuratore Carlo Rinaldi che coordina le indagini.

La notizia ha fatto velocemente il giro del comprensorio dove l’uomo è molto conosciuto. Nessuno avrebbe mai immaginato fosse capace di rendersi protagonista di episodi di così efferata violenza. Le indagini sono in corso.

Vincenzo Rubano

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