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Tentò di uccidere il cugino I legali: non può stare in cella

Sarà depositata domani la richiesta per chiedere la modifica della misura cautelare a carico di Angelo Stabile, il 28enne ebolitano finito in carcere perché accusato del tentato omicidio del cugino...

Sarà depositata domani la richiesta per chiedere la modifica della misura cautelare a carico di Angelo Stabile, il 28enne ebolitano finito in carcere perché accusato del tentato omicidio del cugino Fabio Stabile. Gli avvocati Raffaele Di Matteo e Felice Iacovino, che ieri lo hanno incontrato nella casa circondariale di Salerno, proporranno il trasferimento di Stabile, d’accordo con i familiari del giovane detenuto, in un idoneo istituto di cura dove possa essere seguito e curato in relazione alle sue condizioni di salute psico-fisiche.

La decisione di portarlo fuori dal carcere spetterà al gip Renata Sessa che ha convalidato l’arresto effettuato dai carabinieri di Eboli. Decisivo sarà il parere del pm per l’accoglimento dell’istanza dei legali. Intanto, Stabile sta osservando nella casa circondariale le cure mediche necessarie ed assume i farmaci che gli consentono di mantenere in equilibrio e sotto controllo i suoi problemi psichiatrici. Il regime detentivo, ad ogni modo, non è compatibile con il suo stato di salute ed un trasferimento, ad avviso della difesa e sulla scorta della documentazione che produrrà al giudice, sarebbe auspicabile.

Dall’arresto ad oggi è stata recuperata l’intera documentazione sanitaria che certifica le condizioni di salute del giovane ebolitano. Resta valida, inoltre, l’ipotesi di chiedere una perizia psichiatrica per stabile se Angelo Stabile era proprio in sé quando ha tentato di uccidere il cugino sotto gli occhi atterriti della zia, madre della vittima. La consulenza medica dovrà stabilire se il 28enne, che ha sferrato due forbiciate alla gola del consanguineo, suo coetaneo, era capace di governare le sue azioni.

Il 23 novembre scorso, dopo dieci anni che non si parlavano, Angelo aveva bussato alla porta dell’abitazione del cugino Fabio per chiedere un inspiegabile chiarimento. Con sé aveva un paio di forbici, come ha spiegato la mamma della vittima, teste chiave nella ricostruzione del delitto. Era stata lei ad aprire la porta e a trovarsi davanti il nipote. Era stata lei che si era frapposta fra i cugini, nel tentativo disperato di farli ragionare in modo civile. Angelo, invece, si era scagliato contro Fabio, sferrandogli le forbiciate alla gola. Tutto per quel violento alterco che i due avevano avuto dieci anni prima, appena maggiorenni, che l’aggressore non ha mai superato. In stato confusionale, subito dopo la brutale aggressione, Angelo ammise ai carabinieri della lite, contribuendo al ritrovamento dell’arma. Ora bisogna capire se era nelle condizioni di intendere e volere durante quel raptus.

Massimiliano Lanzotto

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