Tensioni in fabbrica Anche “Termopaif” ora rischia il tracollo

Rinviata la presentazione del concordato in tribunale Presidio degli operai: braccio di ferro con la proprietà

Rischia il completo tracollo il gruppo Paif di Battipaglia. C’è il concreto rischio, infatti, che anche la Termopaif possa essere messa in liquidazione, trascinata nel baratro dalla consorella Paif. È il timore che serpeggia tra lavoratori ed organizzazioni sindacali: una indiscrezione che sta trovando sempre più conferme nella realtà dei fatti. A partire dalla realtà produttiva, nel senso che il ridimensionamento immaginato per la Termopaif, che passerebbe dagli attuali 53 lavoratori a 28, non potrebbe garantire gli stessi livelli produttivi, col rischio più che concreto di perdere commesse.

Proprio ieri, stando a indiscrezioni, avrebbe dovuto varcare i cancelli della Termopaif un camion con prodotti destinati all’Inghilterra, dove si trova una delle aziende clienti più importanti del gruppo Paif. Chiaramente nessun prodotto è uscito da una fabbrica completamente ferma, scatenando le ire della proprietà. Nella giornata di ieri, la famiglia Pastena (proprietaria del gruppo Paif) ha incontrato i consulenti che lunedì pomeriggio hanno, a loro volta, parlato con i lavoratori delle due società in sciopero da tre giorni. Restano segreti i contenuti della conversazione, ma, sarà un caso, è stata rinviata di una settimana la presentazione al Tribunale dei concordati per le due società. I documenti, che secondo un iniziale cronoprogramma avrebbero dovuto essere depositati nella giornata di ieri, finiranno nelle mani dell’autorità giudiziaria non prima di martedì prossimo.

Per ora i progetti restano gli stessi immaginati da quasi due mesi, differenti per le due aziende. Per la Paif, infatti, sarà preparato un concordato liquidatorio e, se questo sarà accolto favorevolmente dal Tribunale, l’azienda andrà definitivamente in liquidazione cessando la propria attività. Per la Termopaif, invece, sarà predisposto un piano concordato di continuità, con tanto di ridimensionamento. In caso di approvazione da parte del Tribunale, il piano dovrebbe salvare quel che resta della Termopaif. Ma tutto può cambiare.

Così, mentre i lavoratori e le organizzazioni sindacali lottano per salvare le due società, pur con dei sacrifici in termini di posti di lavoro (la proposta è di ragionare su un massimo di 30 licenziamenti, di cui 18 alla Paif e 12 alla Termopaif, con la possibilità di rientri futuri a lavoro), Paif e Termopaif potrebbero andare verso un destino comune.

C’è anche un’altra eventualità che riguarda il futuro del gruppo societario. Pare, infatti, che alcune aziende (sia italiane che estere) si siano dette disposte ad acquistare il marchio della Paif. Una possibilità che di certo gratificherebbe molto più la proprietà che i lavoratori. Intanto ieri il segretario cittadino del Pd, Luca Lascaleia, ha fatto visita ai lavoratori in presidio su via Spineta, davanti all’ingresso degli stabilimenti. Lascaleia ha rivelato i contenuti della conversazione avuta sul caso Paif col commissario Ruffo, parlando soprattutto della possibilità che la Regione e il Governo dichiarino Battipaglia e la Piana del Sele area industriale di crisi «per accedere a risorse economiche da utilizzare anche come fondo di garanzia per quelle aziende del territorio, come la Paif, che hanno immediata capacità di produzione».

Francesco Piccolo

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