Tensione nel carcere Sindacato contro i vertici 

Per gli agenti penitenziari dell’Uspp l’organizzazione del lavoro non funziona Lettera al provveditorato regionale e manifestazione davanti ai cancelli

Tensioni al carcere di Fuorni, dove aumenta il malessere degli agenti di polizia penitenziaria per la gestione del personale. Il segretario campano dell’Unione sindacati polizia penitenziaria, Ciro Auricchio, scrive al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Giuseppe Martone – solo omonimo del direttore del carcere Stefano Martone – per segnalare la rimozione dal settore colloqui del segretario provinciale del sindacato. Un presunto caso di ritorsione alla «nostra azione di denuncia, anche agli organi di stampa» delle «gravi disfunzioni organizzative». Nel mirino finisce il vertice di comando del corpo nell’istituto. «L’organizzazione del lavoro non funziona – sostiene Auricchio – e non è adeguata ai canoni normativi e alle esigenze concrete del personale di polizia penitenziaria».
L’Uspp proclama la rottura delle relazioni sindacali e lo stato di agitazione degli iscritti. Chiede di verificare quanto denunciato e, in caso di riscontro, reintegrare il dirigente sindacale «vincitore di regolare interpello interno» e trasferito «senza alcuna legittima motivazione». Ma non basta. «Dato il comportamento del comandante di reparto e la gravità delle situazioni in essere – si legge nella lettera di Auricchio – tra le soluzioni da adottare con urgenza chiediamo inoltre la revoca del comando al commissario attualmente titolare».
La vicenda è l’ultimo capitolo del disagio emerso nel penitenziario. Fuorni, con 475 detenuti, sfora del 30 per cento la sua capienza massima e dispone di un numero di agenti di custodia inferiore di 80 unità alla pianta organica. «Tutto ciò – aggiunge il segretario regionale Uspp – sta portando il sistema al collasso con diffuso malcontento tra il personale sfiduciato e demotivato». Prova ne sarebbero anche «le numerose assenze giustificate dal servizio» degli agenti. Il sindacato annuncia una prossima manifestazione di protesta all’esterno della casa circondariale, bissando quella del 20 aprile.
Il degrado divenne un caso lo scorso novembre, quando il giudice Lucia Cammarota accolse il ricorso di risarcimento danni, per trattamento inumano, di un giovane ex detenuto, ristretto con altre otto persone in una cella di circa venti metri quadrati. Al sovraffollamento si sommano le carenze nell'organico della penitenziaria e quelle strutturali, in un carcere considerato vetusto da molti osservatori.
Gianmaria Roberti
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