Tensione al Nazareno De Luca è più solo

Il premier Matteo Renzi da Malta preferisce non commentare la vicenda Il partito regionale adesso rischia l’ennesimo commissariamento

SALERNO. Sale la tensione nel Pd romano. Il “caso De Luca” imbarazza e comincia a prendere corpo l’idea di agire così come fatto con il sindaco di Roma Ignazio Marino. Tuttavia, l’ultima parola in tal senso spetterà a Matteo Renzi che ieri, in visita a Malta, ha dimenticato di essere anche il segretario nazionale del partito. Ha vestito i panni del presidente del Consiglio in visita istituzionale all’estero per cui alle domande dei giornalisti su quanto sta avvenendo in Campania ha risposto: «Me lo chiedete qui a Malta?». Oggi, però, ritornerà a Roma ed allora sarà difficile sottrarsi alle domande non solo dei giornalisti ma anche di alcuni esponenti del suo partito. Nell’attesa, ufficialmente si continua a sostenere il presidente della Campania. «Quelli di Vincenzo De Luca e Ignazio Marino sono due casi completamente diversi - spiega il presidente del Pd Matteo Orfini - Quella di De Luca è una vicenda su cui sta indagando la magistratura, dai tratti ancora oscuri e aspettiamo di capire con fiducia quello che uscirà dalle carte e valuteremo».

Chi invece non aspetta le carte ma dice chiaramente cosa pensa è il ministro della Giustizia Andrea Orlando (tra i papabili alla candidatura nel periodo dei totonomi). «In Campania avrei sostenuto un altro candidato, ma De Luca ha vinto le primarie». Tuttavia, ci tiene a precisare che «conosco la Campania e la turbolenza di quella realtà - spiega - se azzardassi ipotesi sarei avventato. La scelta più ragionevole è attendere gli sviluppi della vicenda per poter dare un giudizio anche sotto il punto di vista politico». Che la posizione dell’ex sindaco di Salerno cominci a traballare lo dimostrano anche le dichiarazioni dell’europarlamentare Massimo Paolucci. «È politicamente indispensabile - afferma - che dagli accertamenti in corso emerga con chiarezza la totale estraneità ai fatti di Vincenzo De Luca rispetto alle notizie di reato su cui indaga la procura di Roma e il suo esserne parte lesa. Di questo chiarimento abbiamo bisogno per andare avanti nell’azione di governo. Allo stesso modo dobbiamo porci il problema di come introduciamo meccanismi più selettivi dei nostri gruppi dirigenti nel partito e nelle istituzioni dove dobbiamo far prevalere il criterio delle competenze rispetto ai metodi della cooptazione e delle mere logiche correntizie. Va detto, purtroppo, che fin dall’inizio questa storia andava gestita in maniera più trasparente». Insomma, ci sono stati degli errori nel gestire questa vicenda, come non ha mancato di sottolineare il parlamentare Miguel Gotor. «Ci sono stati degli errori molto gravi commessi dal Pd e da Renzi che ci hanno portato in questa situazione molto difficile sul piano politico. Ma chi è causa del suo mal, pianga se stesso»

Insomma, l’atmosfera a via del Nazareno non è delle più tranquille. La paura di tutti è che quanto sta avvenendo possa incidere negativamente sulle prossime elezioni amministrative. D’altronde il “caso Campania” è solo l’ultimo finito sulla scrivania di Renzi. I fronti caldi sono, ormai, diversi. C’è la questione Sicilia, il caso di Roma e adesso quello di De Luca. Il rischio è una debacle senza precedenti alle elezioni dell’anno prossimo che potrebbe avere degli effetti pesanti anche sulla tenuta del governo.

E allora cosa fare? E’ questa la domanda che quest’oggi in molti porranno a Matteo Renzi di ritorno dal suo viaggio. C’è chi chiede che per prima cosa venga commissariato il partito regionale (e non sarebbe la prima volta) per poi andare nuovamente a congresso. C’è chi pensa che bisogna chiamare i consiglieri regionali e convincerli a firmare la sfiducia come accaduto a Roma (anche se si tratterebbe di una vera e propria impresa). In ogni caso molti sono convinti che una qualche azione vada intrapresa perchè “il problema De Luca” sta assumendo proporzioni non più tollerabili. (an.ca.)

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