l’udienza preliminare 

Tassi usurari, Unicredit a giudizio 

Parte civile l’ex titolare della Itc ceramiche, poi andata in dissesto

Se la Itc Ceramiche è andata in dissesto, al punto di arrivare tre anni fa alla dichiarazione di fallimenti, una parte di responsabilità potrebbe ricadere sul sistema creditizio. Lo sostiene l’ex titolare dell’azienda, che nel marzo del 2014 si è dovuto arrendere alla sentenza di fallimento e ora ha ottenuto il rinvio a giudizio, con l’imputazione di usura bancaria, dei vertici di Unicredit. Imputati sono il presidente dell’istituto di credito, Giuseppe Vita, e il predecessore Rampl Dieter . Il giudice dell’udienza preliminare Sergio De Luca li ha rinviati a giudizio fissando al 30 novembre la data di inizio del processo, disponendo invece il non luogo a procedere per i cinque direttori che si erano avvicendati alla guida della filiale di Salerno e che non sono stati ritenuti responsabili dei tassi decisi dalla banca.
Le contestazioni riguardano un arco temporale che va dal 2007 al 2014, durante il quale l’Unicredit avrebbe applicato sui conti dell’azienda tassi d’interesse superiori a quello individuato dalla legge come soglia massima per non rientrare nel reato di usura. Nella richiesta di rinvio a giudizio si parla di tasso «elevato e illecito» e si evidenzia che la soglia dell’usura risulta superata «pur scomputando dai calcoli la commissione di massimo scoperto», che fino al 2009 era esclusa dal calcolo del tasso d’interesse sulla base di direttive della Banca d’Italia. Quegli interessi passivi sarebbero costati alle casse della Itc ceramiche tra i 150mila e i 200mila euro. L’azienda, storico marchio di produzione di pavimenti e piastrelle, non riuscì a riprendersi dalle difficoltà finanziarie e il titolare (che era garante sui conti) ne subì anche conseguenze sul patrimonio personale. Ha quindi deciso di denunciare, assistito dall’avvocato Francesco Dente che l’altro ieri ha formalizzato la costituzione di parte civile. E a novembre inizierà il processo. (c.d.m.)
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