Tassare le Autorità, Spirito non ci sta 

«L’Unione europea ci dica prima a che punto è la procedura d’infrazione cominciata lo scorso anno per Francia e Belgio»

«È una questione politica, che dovranno affrontare il nuovo Governo e l’Unione europea». Taglia corto Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale, sul possibile avvio di una procedura d’infrazione della Commissione europea relativa ai canoni concessori per le Autorità portuali italiane, che secondo l’Ue, potrebbero essere interpretati come aiuti di stato illegali.
«Siamo dalla parte della ragione – chiarisce Spirito – perché le Authority sono enti pubblici e non svolgono attività commerciali. Anche noi avevamo società partecipate che sono state vendute. Io, lo scorso anno, ne ho alienate tre. Ed è questo il punto di vista che porteremo fino in fondo, attorno al quale coinvolgeremo anche le altre associazioni portuali». Spirito, inoltre, spiega pure come la strada da percorrere sia ancora piuttosto lunga, in quanto non è stato nemmeno «formalizzato l’avvio della procedura, perché non è ancora arrivato il testo in italiano». «Il confronto – aggiunge - è su due temi: il primo è che attualmente manca un Governo legittimato. E, poi, vorremmo comprendere a che punto è arrivata la procedura d’infrazione cominciata, lo scorso anno, nei riguardi di Francia e Belgio, che riguarda non solo le Autorità ma anche gli operatori portuali».
Un passaggio quest’ultimo, a detta di Spirito, importante, in quanto «bisogna prima capire – puntualizza – cosa si fa per gli altri e, quindi, che intenzione hanno nei nostri confronti». Spirito si riferisce, tirando in ballo Francia e Belgio, alla questione sollevata, lo scorso luglio, dalla Commissione, che aveva invitato a mettere fine alle esenzioni fiscali per i loro porti. E, lo stesso, era avvenuto a gennaio 2016 per l'Olanda, a cui era stato chiesto di abolire le esenzioni dall'imposta sulle società per i suoi sei porti, non solo per le imprese private ma anche per quelle pubbliche. Secondo Bruxelles, infatti, le operazioni commerciali delle infrastrutture portuali costituiscono un'attività commerciale a tutti gli effetti e quindi le società pubbliche che svolgono questo tipo di attività devono essere sottoposte all'imposta societaria così come i privati.
Queste attività, nel ragionamento della Commissione, possono essere distinte da quelle legate all'esercizio della gestione delle infrastrutture per quanto riguarda le responsabilità essenziali come sicurezza, sorveglianza o controllo del traffico, che del resto non rientrano nelle norme Ue sugli aiuti di stato. Se questo principio dovesse passare, stravolgerebbe di fatto l’attività dei porti italiani. E, dunque, avrebbe un’eco negativa anche per il porto cittadino che, in quest’ulti anni, ha ottenuto performance sempre più elevate, consolidandosi come uno dei migliori scali commerciali del Vecchio continente.
Di questo n’è convinto Giuseppe Amoruso, manager dell’omonimo gruppo che opera nel porto di Salerno. «Per gli imprenditori – evidenzia – cambierebbe moltissimo. Perché inevitabilmente aumenterebbero le tariffe e, quindi, correremo il rischio di essere fuori dal mercato. E, a pagarne le conseguenze, sarebbe non solo il business portuale ma l’intero sistema economico. Perché, è bene ricordarlo, i porti sono al servizio dell’industria e, se siamo capaci di offrire un sistema logistico competitivo, ne trae vantaggio l’intera economia».
Amoruso mette in risalto come attualmente la tassazione sia «sulle merci e sui canoni concessori». «Oggigiorno – rimarca – ci rivolgiamo ad un mercato globale e i nostri principali competitor non sono i porti italiani ma quelli del Nord Europa, come Rotterdam. Scali che sono dotati di un’elevata automazione e hanno un sistema di gestione all’avanguardia, che pone il porto al centro della città e dell’economia e non viceversa, come purtroppo accade in Italia». E, pertanto, un aumento dei prezzi sarebbe una vera mazzata. «Già adesso – conclude Amoruso – facciamo i salti mortali per convivere con tutte le difficoltà operative e burocratiche. E, proprio in questo momento, in cui l’economia si sta risollevando, dopo un lungo periodo di crisi, non ci possiamo permettere ulteriori passi falsi».
Gaetano de Stefano
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