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Tarsu non più dilazionata, è polemica

MAIORI. Il pagamento della Tarsu, che non potrà essere dilazionato nel tempo ma saldato in sole due rate, fa scoppiare la polemica a Maiori. Ad innescare miccia, facendosi portavoce delle lamentele...

MAIORI. Il pagamento della Tarsu, che non potrà essere dilazionato nel tempo ma saldato in sole due rate, fa scoppiare la polemica a Maiori. Ad innescare miccia, facendosi portavoce delle lamentele di tanti cittadini, è il consigliere di opposizione Raffaele Cipresso, che punta il dito contro l’operato e le scelte dell’Amministrazione comunale. «E’ vero che non c’è stato nessun aumento della Tarsu, in quanto il salasso era stato già portato a termine lo scorso anno – evidenzia Cipresso – ma il Comune avrebbe potuto dilazionare il pagamento in più rate, non costringendo i maioresi a fare dei veri e propri salti mortali per pagare la tassa». Anche perché, a detta del rappresentante della minoranza, il servizio di raccolta non sarebbe dei più virtuosi. «Il cosiddetto “porta a porta” – rimarca Cipresso – non ha portato né benefici all’ambiente e neppure la riduzione dei costi, così come promesso in campagna elettorale». Secondo il consigliere d’opposizione, comunque, quest’ultimo atto sarebbe solo la punta dell’iceberg della serie di insuccessi dell’attuale maggioranza. «Questo è solo l’ultimo di una serie di provvedimenti – precisa Cipresso - di un primo cittadino che non conosce, ma, soprattutto, non vive il paese che amministra. Un paese dove sono oramai in troppi, tra disoccupati, lavoratori stagionali, pensionati, commercianti ed imprese, che non riescono a pagare alla scadenza le bollette, a maggior ragione se vengono concentrate tutte ad inizio anno». Anche perché le casse comunali, come sostiene Cipresso, non godrebbero di uno stato florido, pure in virtù della circostanza che, fino ad oggi, il Comune non avrebbe incassato nemmeno un euro dalla gestione del porto. «Più che un salvadanaio per il Comune – conclude Cipresso – l’affidamento della struttura portuale ai privati si è rivelato un vero e proprio flop economico. Tra spese per il bando di gara, parcelle legali per il contenzioso che si è instaurato e pagamento della Tarsu, dell’acqua e della energia elettrica, sono stati spesi più di 60 mila euro, mentre non è stato mai incassato il canone annuale di 153 mila euro». (g.d.s.)