“Sviluppo”: soldi a società colluse

Per l’Antimafia la partecipata del Comune di Scafati avrebbe pagato strutture sospette

SCAFATI. Pagamenti a società collegate alla criminalità organizzata per la reindustrializzazione dell’area ex Copmes. L’attività della Procura Antimafia di Salerno viaggia veloce nell’ambito dell’operazione “Sarastra”, l’inchiesta nata per appurare un presunto patto tra politica e camorra a Scafati. Al centro del lavoro della Dda c’è sempre la “Scafati Sviluppo”, la società partecipata del Comune dichiarata fallita giovedì scorso. Dagli atti acquisiti negli ultimi 12 mesi dalla Dia e dagli interrogatori resi dai principali dirigenti dell’Ente, il ragioniere capo Giacomo Cacchione e l’ex dipendente Maria Gabriella Camera, il pm Vincenzo Montemurro, titolare del fascicolo, avrebbe ricostruito intrecci che porterebbero a una delle famiglie più potenti nel panorama della criminalità organizzata a Scafati.
Una vicenda ancora in fase di ricostruzione, che però riguarderebbe in prima persona uno dei manager che negli ultimi anni ha guidato la società di trasformazione urbana del Comune. A tutto questo si sarebbe risaliti grazie alle presunte parcelle gonfiate dei consulenti della Spa. Tante dunque le zone d’ombra su cui fare chiarezza e legate principalmente al principale cavallo di battaglia dell’ex sindaco Pasquale Aliberti.
Anche in questo caso, gli atti dei presunti pagamenti a ditte vicini ai clan sono nelle mani dei consulenti della Dda, ma, secondo i ben informati, il quadro sarebbe già delineato. Si tratterebbe infatti di un unico procedimento. I professionisti esterni alla società avrebbero guadagnato più del dovuto rispetto a quando indica il mercato e, al contempo, i clan avrebbero avuto il loro tornaconto economico con aziende collegate alle cosche. Una gestione ritenuta discutibile dalla Dda, tanto da portare al fallimento della partecipata nata per completare la reindustrializzazione dell’area ex Copmes. Qui, secondo l’Antimafia, si sarebbero concentrati i maggiori interessi per politici e non solo. In questo scenario, dunque, fondamentali potrebbero essere le dichiarazioni di Vincenzo Cucco. Il commercialista casertano con base a Parma, infatti, sarà ascoltato dal pm Montemurro nei prossimi giorni. La sua denuncia, che ha fatto chiarezza su un buco di 7 milioni di euro nelle casse della Stu, non sono passate inosservate alla magistratura. E ora l’attività dell’Antimafia confermerebbe quanto già affermato dal commercialista casertano: «C’è l’altissima probabilità che la società abbia operato abusivamente da almeno due anni». Il tutto con buona pace di consulenti pagati più del dovuto e clan accontentati in modo indiretto. Accuse pesanti che, se confermate, potrebbe dare ragione alle varie forze di opposizione politiche della città che, negli ultimi anni, hanno pesantemente criticato la gestione alibertiana della “Scafati Sviluppo”.
Domenico Gramazio
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