Orrore ad Acerno

Svelato il "sistema" dell'ospizio lager

Nelle intercettazioni le vessazioni a cui erano sottoposti gli ospiti dell'ex hotel. Costretti a rimanere seduti per 13 ore

ACERNO. Costretti a mangiare di nascosto con il timore di essere scoperti. Le intercettazioni ambientali all’interno dell’ospizio degli orrori di Acerno raccontano degli ospiti costretti a rubare il cibo perché le razioni erano insufficienti. Come nel caso del furto di una merendina in cucina. “Voglio sapere chi ha mangiato la brioscina giù”, urlava minacciosa Rita De Nicola. L’interrogativo era rivolto al solito ospite che chiedeva un bicchiere di aranciata. Quel bicchiere che il “direttore”, Roberto Di Lascio, figlio della Di Nicola, gli aveva negato dopo che si era lamentato di avere la gola secca.

L’arroganza e la maleducazione. Chi aveva atteggiamenti arroganti e maleducati era, appunto, secondo i pm, l’operatrice Rita Di Nicola che – scrive il gip Ubaldo Perrotta – svolgeva di fatto il ruolo di coordinatrice. È lei che rivolgendosi a un ospite della casa di riposo, dopo averla inviata a togliersi “certi pensieri” dalla testa, dice: “vedi che io sono molto crudele, non mi pigli per il ...”. A un’altra anziana che si lamentava, la Di Nicola rispondeva con lo slogan: “Questa è la casa del buon Gesù, chi entra non esce più...”. Molto spesso gli anziani venivano strattonati, spinti con forza sulle sedie e schiaffeggiati. Nella “Bad House”, com’è stata ribattezzata l’operazione dai carabinieri, si sentivano parolacce e tante bestemmie. E poi urla che arrivavano fino in strada.

leggi anche: Maltrattavano anziani e ammalati: interdetti i dirigenti e gli operatori della struttura A Villa Igea di Acerno i pazienti picchiati, trascinati a terra e lasciati senza cibo sotto le telecamere dei pm

La povera “Zì Maria”. La più vessata dei 33 ospiti dell’ospizio dell’ex albergo Stella era Zì Maria, un’anziana della provincia di Avellino. A lei l’operatrice Di Nicola, una mattina, le si avvicina e le dà degli schiaffetti sulle gambe. La donna che sta seduta su di una sedia, avverte dolore: “Ma stai ferma che mi fai male”. Zì Maria è la più reattiva, risponde a tono alle vessazioni delle operatrici. Almeno finchè ha la forza per farlo. La paziente è tra quelle che i carabinieri hanno trovato in stato di disorientamento, dimagrita e denutrita. È la stessa che un sottufficiale della stazione di Acerno, recatosi all’hotel Stella per una notifica a un ospite, trova con un occhio livido e che dormiva sul divanetto tanto che sembrava non dare alcun cenno di vita. Ora è tornata dai familiari.

Il “sistema” della casa. All’interno della casa esisteva un “sistema” ben preciso di gestione per farlo nella maniera più comoda e meno faticosa per i titolari e gli operatori socio-assistenziali. Un modus operandi conveniente per chi operava nella casa ed era – scrive il giudice – «completamente insensibile alle necessità e ai bisogni dei poveri ospiti». Le regole, quelle rigide, ma non scritte, penalizzavano solo gli ospiti. Come l’uso del bagno e dei servizi igienici. Al bagno si andava solo se accompagnati, guai ad alzarsi e farlo da soli. Lo ha scoperto il giorno del suo arrivo una nuova paziente che si sforzava di spiegare l’impellenza dei suoi bisogni. “Non devi dire di andare in bagno – dice la dipendente della casa mentre prende a sberle l’anziana – Devi dire mi accompagni in bagno”. E poi la minaccia: “ti do’ tanti paccheri...”.

La violenza gratuita. Schiaffi e spintoni erano pane quotidiano per gli anziani che venivano percossi anche se solo cambiavano sedia. C’è il caso dell’anziano, che gli operatori chiamano con un nomignolo, colpito con un calcio alla caviglia e minacciato di percosse con la sedia di plastica. Un gesto commesso in maniera ingiustificata contro l’ospite che se ne stava seduto in silenzio. Lo stesso ospite, in un’altra scena, viene accompagnato alla sedia da un’operatrice che lo prende a calci nel sedere. In un’altra sequenza di immagini si vede l’operatrice che insegue un anziano correndo con la scopa. Per il giudice, vuole colpirlo perché tiene il bastone dalla parte della spazzola. Ci sono, infine, le immagini dell’anziano che viene trascinato per un braccio per tutta la sala comune, quelle che hanno scosso l’opinione pubblica.

Nelle pagine dell’ordinanza, vengono riportate solo le manifestazioni più salienti degli orrori che subivano gli anziani, maltrattati e vessati, al punto di farli precipitare in uno stato di profonda tristezza. Agli anziani avevano tolto il sorriso, costretti com’erano a passare in quella stanza grande, dove c’è solo un televisore, fino a 13 ore al giorno. Sempre seduti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA