Suor Orsola, la sede va a Napoli 

Addio al corso di laurea in Scienze del servizio sociale. Appello al governatore

Dal prossimo 29 giugno Salerno dovrà dire addio al corso di laurea in Scienze del servizio sociale, attivato dal 2001 dall’università Suor Orsola Benincasa. A restare senza sede saranno non solo gli studenti, costretti a terminare gli studi nella sede di Napoli, ma soprattutto i 5 dipendenti che si ritroveranno senza lavoro. Una decisione che a molti appare incomprensibile, tenuto pure conto che la facoltà ha avuto sempre molte iscrizioni. Perciò i dipendenti hanno scritto alla Regione, chiedendo di intervenire. «Il corso – evidenziano Piero Turco, Maria Martino, Maria Vigilante, Paolo Conforti e Maurizio Trapanese – per l’alta professionalità dei docenti e del personale tecnico-amministrativo, ha riscosso sempre ampi consensi, dal 2002/2003 al 2015/2016 le immatricolazioni annue sono state ben superiori al tetto massimo previsto dal Miur, tanto che più volte la sede di Salerno ha dovuto richiedere l’autorizzazione per le immatricolazioni in esubero».
Nella lettera viene messo poi messo in risalto come, qui, siano stati formati «la maggior parte degli assistenti sociali abilitati e iscritti all’albo, in quanto il corso di laurea era una prerogativa esclusiva della sede di Salerno e faceva capo a un bacino di utenza che comprendeva l’intera Campania immatricolando anche studenti provenienti da Basilicata, Calabria ed altre regioni».
In questi anni, a Salerno si sono laureati più di 1500 studenti, tra triennale e magistrale. I numeri da record, tuttavia, non hanno impedito che, nel 2016, la sede centrale disattivasse il corso di laurea triennale a Salerno, a favore delle sede napoletana. «Le decisioni, assunte in base a una logica di accentramento e di taglio dei costi di sedi periferiche – precisano i dipendenti – non tengono però conto della notevole e persistente domanda di formazione del settore. In una regione di 6 milioni di abitanti e con significative problematiche di formazione e aggiornamento di operatori del “sociale”, si rinuncia, infatti, alla presenza di una realtà che era un punto di riferimento». E, perciò, chiedono perlomeno di mantenere a Salerno «alcune attività didattiche, come ad esempio le lezioni in aula e/o in videoconferenza, la segreteria studenti e il tutoraggio dei Tirocini che si effettuano sul territorio. I costi per la sede di Salerno e il personale – chiariscono – sarebbero ampiamente compensati dell’afflusso di laureati triennale, molti dei quali non sono disposti, per vari motivi, a far riferimento alla sede di Napoli, come dimostrato da una recente petizione». (g. d. s.)
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