Suoli in zona Asi Chiesta la condanna dell’ex presidente

Processo per l’assegnazione di un suolo in area industriale Rischiano Marotta, tre tecnici e il titolare dell’azienda

Cinque condanne e quattro assoluzioni. È la richiesta del pubblico ministero Antonio Cantarella nel processo per l’attribuzione alla società Autosantoro di un suolo in area industriale. «È in gioco il principio di imparzialità» ha detto ieri pomeriggio nella sua requisitoria. Perché secondo l’accusa dirigenti e tecnici del consorzio Asi avrebbero usato due metri diversi, nel censurare con la revoca della concessione l’inerzia dell’imprenditore Orlando Di Napoli (che ha presentato l’esposto e si è costituito parte civile) e nell’assegnare quegli stessi suoli al confinante Gabriele Santoro senza verificare il presupposto dell’avvio di un’attività industriale. I capi d’imputazione vanno dall’abuso d’ufficio al falso ideologico. Il pm ha chiesto la condanna a 11 mesi per Santoro e per l’allora presidente dell’Asi Felice Marotta, a 10 mesi per Angelo Mascolo in qualità di dirigente dell’ufficio tecnico del consorzio, a 9 mesi per il geometra Raffaele Caserta e a 4 mesi per il tecnico Maria Rosaria Cascone che eseguì i rilievi sui terreni. Si è invece pronunciato per l’assoluzione dei quattro membri del consiglio direttivo che erano finiti sotto processo per aver votato i provvedimenti di esproprio e riassegnazione dei suoli: Marco Petillo, Anna Maria Prete, Antonio Ferraro e Gaetano Lupi. Per loro il pubblico ministero ritiene non possa configurarsi il dolo ma piuttosto «un adattamento a una decisione presa in altra sede», che non costituisce reato. Una conclusione non condivisa dalla parte civile (avvocati Chiarito e Granieri) che hanno invece chiesto la condanna di tutti gli imputati,

Toccherà ora alle arringhe delle difese (nel collegio gli avvocati Cacciatore, Carbone, Dambrosio e Fasolino) tentare di smontare le accuse nella prossima udienza prima della sentenza. Per il legale Antonio Fasolino «siamo davanti a un processo al contrario, nato dalla denuncia di un imprenditore che aveva ricevuto i suoli e non li ha utilizzati e che si rivolge alla magistratura penale dopo aver perso in sede civile e amministrativa». Il decreto di esproprio è datato 3 dicembre 2008, dopo che l’ Asi aveva rifiutato a Di Napoli una nuova proroga per l’apertura della sua attività. Si decise quindi di assegnare quei terreni al confinante Santoro, che già aveva presentato un progetto per realizzarvi officine di trasformazione delle vetture da benzina in ibride. Per l’accusa, però, i responsabili del consorzio hanno omesso di verificare che nell’area attigua l’Autosantoro avesse realizzato un opificio e non un mero salone espositivo. Su questo si gioca buona parte del processo, perché la difesa ha presentato fatture di servizi di officina, ma per il pm sono insufficienti a comprovare l’attività industriale.

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