Sulle imprese incombe l’allarme Iva

Timori per le modifiche su detrazioni e crediti. Chi lavora con la pubblica amministrazione rischia un ammanco di liquidità

Per l’osservatorio della Cna sulla tassazione delle piccole imprese, tra split payment e reverse charge le imprese si ritroveranno a fine mese con un deficit finanziario di 1.520 euro. Per la Confartigianato il buco nella liquidità per il solo reverse charge sarà di 1.110 euro al mese. Di certo è che far quadrare i conti, per le imprese che lavorano per la pubblica amministrazione, da quest’anno è molto più difficile a causa delle novità introdotte dagli ultimi provvedimenti legislativi, a partire dalla Legge di stabilità. Partiamo dallo split payment: in sostanza chi lavora con la pubblica amministrazione si vedrà pagare da tutti gli enti pubblici al netto dell’Iva (che sarà versata dal committente direttamente all’erario). Non è cosa da poco: da un lato infatti l’impresa sarà tenuta a pagare l’Iva ai propri fornitori (senza vedersela però corrispondere dal committente pubblico): dall’altra, in caso di credito, dovrà avventurarsi in procedure di rimborso dai tempi ancora incerti (quindici mesi stando alle stime del Sole 24 Ore, ma il Governo ha garantito una velocizzazione delle procedure). Risultato: un ammanco di cassa garantito del 22 per cento. Che su grandi lavori, può concretizzarsi anche in importi considerevoli.

Quanto al reverse charge, si tratta di un meccanismo che sostanzialmente elimina la detrazione dell’Iva sugli acquisti in determinati settori (subappalti, materiale informatico, eccetera). La qualifica di reverse charge (inversione contabile) si riferisce proprio alla diversa modalità di annotazione contabile, dove il compratore soggetto Iva dovrà dichiarare l’acquisto del bene o servizio attraverso un’autofatturazione per azzerare la contabilità Iva. In caso di credito, anche in questo caso, bisognerà procedere a lunghe ed incerte istanze di rimborso. Niente più “compensazioni”, dal momento che l’Iva non viene riscossa. «Questi provvedimenti – spiega Franco Risi di Confartigianato Salerno – avranno senza dubbio ripercussioni importanti: da un lato il Governo dice di voler sostenere il sistema produttivo in questa difficile fase congiunturale. Dall’altro però continua a porre in essere provvedimenti fortemente penalizzanti, che sottraggono liquidità alle imprese. Le procedure di rimborso Iva per questi nuovi sistemi non sono affatto chiare e la preoccupazione, in tutte le aziende che hanno a che fare con la pubblica amministrazione, è forte. È evidente che questo ammanco di liquidità determinato da un eventuale credito Iva andrà in qualche modo coperto, presumibilmente, con anticipazioni bancarie: cosa non semplice, di questi tempi». «Dura lex sed lex – commenta caustico Demetrio Cuzzola di Unimpresa – questo scombussolamento non avrà solo conseguenze finanziarie. Toccherà adeguarsi, anche se il quadro normativo ancora incerto e poco chiaro non aiuta ad inquadrare con precisione le conseguenze. Sono però tante le imprese che, scottate dalle difficoltà legate ai rapporti con la pubblica amministrazione, ha deciso di evitare questa tipologia di committenza, soprattutto nei comparti dell’edilizia e delle pulizie. Voglio però auspicare che dietro l’apparente vessatorietà di questi interventi si nasconda un fine di semplificazione e sburocratizzazione. Se così è, ben vengano anche split payment e reverse charge».

«Il credito Iva, come pure il Tfr – è il commento di Paolo Quaranta, presidente provinciale della Cna– sono modi che l’impresa ha per autofinanziarsi, inutile nasconderselo. Tagliare questo denaro circolante crea evidentemente dei problemi, degli ammanchi che le imprese dovranno coprire qualche modo. Ci si dice che l’Iva è una partita di giro e che il Tfr debba essere accantonato. Nella sostanza sappiamo tutti che non è così perché, soprattutto di questi tempi, nessuno può permettersi di tenere liquidità ferma. Per cui questi provvedimenti sicuramente creeranno difficoltà». Decisamente meno preoccupato il presidente di AssoApi, Pietro Vivone: «Leggo queste novità in un’ottica positiva – dice – e non vogliamo creare allarmismi. È vero, si tratta di una anticipazione di cassa: ma l’ammanco andrà in qualche modo compensato dall’Iva incassata da altre tipologie di lavoro e questo, alla resa dei conti, attutirà l’impatto».

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