Sull’area Pip c’è l’accordo Il Comune evita il dissesto 

Trovata l’intesa con i proprietari di terreni che ospitano insediamenti produttivi Metà dei 10 milioni sarà pagata in otto anni, l’altra metà dopo la prima tranche 

La commissione ministeriale trova l’accordo con i proprietari terrieri ed evita il dissesto sulla questione Pip a Scafati. I rappresentanti legali dei possessori degli appezzamenti di terra in cui sorge il Piano degli insediamenti produttivi, nella giornata di giovedì, hanno finalmente posto la parola fine alla vicenda che metteva seriamente a rischio la tenuta delle casse dell’Ente di Palazzo Mayer. L’intesa, siglata alla presenza di Valentino Antonetti, supervisore del settore ragioneria, prevede che metà della somma dovuta, circa 10 milioni di euro, sia percepita dai proprietari dei terreni nei prossimi otto anni, con i pagamenti a partire dal prossimo mese di dicembre. La restante parte, invece, sarà liquidata dopo la prima tranche. Chi non accetterà l’accordo, invece, potrà riacquisire il terreno già dal prossimo ottobre, inoltrando domanda agli uffici del Comune.
Di fatto l’accordo evita il dissesto per l’amministrazione di via Pietro Melchiade. Tuttavia, si teme che ci possano essere altri proprietari che, nel corso di questi anni, non hanno mai avviato un contenzioso con l’Ente e che, dunque, possano far valere le proprie ragioni in sede giudiziaria.
L’intesa è arrivata dopo che la Cassazione aveva deciso sull’operato dei giudici della Corte di Appello di Salerno sul Pip di Scafati. Nel mirino degli ermellini era finita la consulenza tecnica d’ufficio, che aveva accolto in toto il ricorso presentato dall’AgroInvest, attuatrice del Pip per conto del Comune di Scafati. Secondo la sentenza del 31 maggio scorso, infatti, è illegittima la procedura legata al metodo di stima utilizzato, poiché il terreno non raggiunge il lotto minimo e sono assenti le opere di urbanizzazione. Per la Cassazione dove “venga prescelto il metodo analitico ricostruttivo, diretto ad accertare il valore di trasformazione del suolo edificabile, si dovrà considerare anzitutto la densità volumetrica esprimibile in base agli indici di fabbricabilità della zona omogenea in cui è incluso, al netto degli spazi assegnabili a standard, nonché delle spese di urbanizzazione relative alle opere che assicurano l’immediata utilizzazione edificatoria dell’area. Tale indagine, come riferisce la ricorrente non è stata compiuta dal consulente tecnico e dalla sentenza che ne ha recepito le conclusione”.
In sostanza, sono state riconosciute illegittime la consulenza del tecnico e la sentenza della Corte di Appello.
Domenico Gramazio
©RIPRODUZIONE RISERVATA