Sul Palazzo Fruscione una targa “buca” la storia

Scempio sulla facciata posteriore del prezioso edificio appena restaurato Per apporre l’indicazione per via dei Barbuti è stata deturpata una colonna

Mentre il Comune cerca partner internazionali per valorizzare al meglio uno dei suoi tesori appena restaurato, quel Palazzo Fruscione rimasto chiuso per anni e finalmente restituito alla città solo lo scorso settembre - in occasione della festività di San Matteo -, c’è chi, all’interno dello stesso Palazzo di Città, non sembra essere poi così affezionato al patrimonio storico-artistico di Salerno. Tanto da permettere che qualche dipendente dell’Ufficio Toponomastica, probabilmente poco avezzo alla salvaguardia dei beni comuni, affiggesse la targa che indica uno dei vicoli che accarezza il prezioso edificio, proprio su una colonna dello stesso, sfregiando con chiodi e martello un reperto archeologico dal valore inestimabile. Una targa che, per di più, indica in maniera errata il luogo che vorrebbe suggerire (cosa che, per la verità, avveniva anche prima del restauro).

La storia, infatti, insegna, e le mappe della città lo confermano, che quel “Barbuti” che dà il nome all’intera zona del centro storico dove sorgono tanto Palazzo Fruscione che il Complesso monumentale di San Pietro a Corte, non è un cognome di una potente famiglia salernitana - così come sembrerebbe dall’incisione sulla targa - bensì un riferimento alle lunghe barbe che i guerrieri longobardi portavano al tempo della loro permanenza in città. Più di mille anni fa. Che tanti segni ha lasciato nel cuore antico di Salerno, e non solo.

Quello dell’esattezza della dicitura sulla targa sembra, però, alla luce dello scempio compiuto dagli operai comunali che l’hanno affissa, soltanto un vezzo. Sul quale, comunque, insistono gli abitanti del centro storico che, attraverso il loro portavoce, Ermanno Minoliti, una volta scoperto il “misfatto” hanno voluto dimostrare il loro sdegno: «Non solo si sbaglia il nome di un luogo storico di Salerno quanto, cosa ancor più grave, si deturpa un sito che è patrimonio della nostra cultura».

Secondo i residenti della zona, la targa è comparsa solo qualche giorno fa e, osservando le foto che ritraggono il “prima” e il “dopo” non si riesce a trovare un motivo plausibile per cui chi doveva affiggere la targa non l’abbia fatto senza compromettere la bellezza ritrovata della colonna. Se non quello imputabile a un’arretratezza culturale o, peggio, all’assoluta mancanza di amore e rispetto per tutto ciò che è passato, e per questo prezioso. In più sorge spontanea una domanda: ma la Soprintendenza dov’era mentre si bucava la colonna, si inserivano delle staffe e si affiggeva la targa in questione?.

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