IL CASO

Suicida per il video hard, due indagati a Battipaglia

Sono amici della vittima che ricevettero il filmato e lo diffusero in rete. Il dolore della madre: «La cattiveria della gente ha ucciso mia figlia»

ROMA. Nel giorno dell’addio, i familiari della giovane donna napoletana morta suicida a causa della diffusione di un video hard, chiedono che cessi la «gogna mediatica», gli insulti e le volgarità che «continuano anche dopo la morte». Chiedono «giustizia affinché la morte non risulti vana», rispetto per il loro dolore. A Casalnuovo, in provincia di Napoli, una folla commossa saluta la ragazza, «un angelo dolce e fragile», recitano i manifesti funebri, che dopo la lunga battaglia ingaggiata per ottenere la rimozione delle immagini dal web, ha ceduto sotto il peso delle ingiurie e dei commenti feroci.

 

Per la diffusione di quel filmato, quattro persone sono indagate per diffamazione: sono gli amici a cui, un anno fa, la donna mandò via Whatsapp le immagini e che, senza il suo consenso, le diffusero ad altri e in rete, con una circolazione virale e milioni di clic. Due sono di Battipaglia – E.I. e A.I., poco più che trentenni –, poi ci sono il napoletano L.L. e C.R. di Milano. L’inchiesta venne avviata dal procratore aggiunto di Napoli Fausto Zuccarelli e dal pm Alessandro Milita nel maggio dello scorso anno, quando la trentunenne presentò querela. Nell’ottobre successivo la ragazza venne interrogata. Ma la sua richiesta di sequestrare un sito web che aveva pubblicato il video venne respinta: secondo il pm, infatti, il sequestro sarebbe stato inutile perché le immagini erano già state scaricate da numerosi utenti che le avevano pubblicate altrove e i “sigilli” non ne avrebbero impedito la diffusione. Non solo. Secondo gli inquirenti il mancato divieto esplicito della donna alla diffusione dei video avrebbe rappresentato un limite alla configurabilità del reato di violazione della privacy. In una dichiarazione fatta nei mesi successivi, la donna precisò di aver chiesto agli amici di non dare ad altri quel materiale, ma le sue parole non avrebbero trovato sembra i riscontri necessari. Da martedì, dal giorno in cui ha deciso di togliersi la vita, a quella inchiesta si è aggiunta l’indagine della procura di Napoli nord per istigazione al suicidio, un fascicolo al momento senza indagati per il quale è attesa a breve una svolta.

«Me l’hanno uccisa, non meritava di morire per la cattiveria della gente. Non meritava questo, lei non ha mai tradito nessuno» ha ripetuto più volte davanti alla bara della figlia la mamma della ragazza, dipendente comunale, che di recente aveva chiesto il prepensionamento per stare accanto alla figlia: «Ma purtroppo non è servito, non ha fatto in tempo» hanno detto con amarezza i colleghi, arrivati numerosi assieme agli amministratori e al sindaco Massimo Pelliccia, per abbracciare l’amica. Applausi hanno accompagnato la celebrazione delle esequie nella chiesa di San Giacomo a Casalnuovo, stracolma, dove per espressa volontà della famiglia nessun giornalista e nessuna telecamera sono stati ammessi.

«Era un cuore buono ed è stata tradita dal male» ha detto il parroco, don Giuseppe Ravo, celebrando il rito. «Ho come l’impressione che abbia pagato con la vita la ricerca della verità e della giustizia» ha proseguito, aggiungendo «preghiamo per la conversione di chi vive nella malvagità». Un lancio di palloncini bianchi e un ultimo lungo applauso ha salutato l’uscita del feretro dalla chiesa, con la richiesta di silenzio e rispetto per il dolore dei familiari.

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Ma attorno al caso si agitano ancora le polemiche. «È colpa sua, solamente sua – è l’affondo del fotografo Oliviero Toscani – Fai un video e lo mandi in giro. Lo fai per farlo vedere. L’ha mandato agli amici, ma quando va in giro va in giro. Diventa pubblico». E nelle Marche un tweet di insulti, «da cattolico contrario al suicidio» all’indirizzo della giovane donna del vice presidente del Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) Francesco Capozza, eletto con il Pdl, provoca le dimissioni del presidente Pd Pietro Colonnella (che non vuole restare «un minuto di più accanto a Capozza») e fa “saltare” il comitato. (m.r.t.)

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