«Sui volti dei nostri figli è ritornato il sorriso»

La gioia degli operai ieri mattina in fabbrica per la fine di un incubo «Ritrovare il lavoro dopo averlo perso è un vero miracolo di Natale»

SALERNO. Il miracolo di Natale. È così che lo chiamano gli operai delle Fonderie Pisano quel momento in cui ognuno di loro ha ricevuto la notizia del dissequestro dello stabilimento. Un ritorno alla vita oramai inatteso, un vero miracolo per alcuni più devoti. Un ritorno al lavoro per i 120 dipendenti che ieri mattina si sono riversati festanti all’interno del cortile della fabbrica per ascoltare le parole dei rappresentanti Rsu e della Cgil con le quali si annunciava ufficialmente la ripresa delle attività e il ritorno della speranza. Nove mesi di calvario non solo per i lavoratori ma anche per madri, mogli e figli che hanno atteso a lungo pur di ritrovare una serenità che, dapprima la chiusura voluta dalla Procura lo scorso 24 giugno, poi l'incubo dei licenziamenti, avevano minato nel profondo. I primi problemi economici e le tensioni, poi il primo tassello della cassa integrazione ed ora la riapertura.

«Ero incredulo – ha esordito Angelo Clemente, della rsu aziendale, parlando del momento in cui ha ricevuto la notizia del dissequestro – Ci speravo, ma non pensavo sarebbe avvenuto tutto in modo così netto. Evidentemente le nostre tesi portate a conoscenza del Riesame sono servite a far ribaltare le decisioni. Stiamo già ripartendo ma servirà qualche giorno per tornare a regime ed iniziare a lavorare sulle poche commesse rimasteci. Sarà complicato recuperare le grandi commesse della Fiat Cnh, ma almeno siamo ripartiti e lavoreremo insieme per delocalizzare».

Un ulteriore appello viene lanciato ai residenti e ai comitati. «Ora è il momento di unirsi. Basta guerre tra poveri – ha concluso il rappresentante sindacale – Abbiamo un’altra occasione per tutelare la salute e i posti di lavoro. Non la perdiamo. Dovremmo andare tutti verso un unico obiettivo, pressando le istituzioni affinché si trovi un sito sicuro dove andare a costruire la nuova fonderia». «C’eravamo un po’ rassegnati – ammette Angela Petrone, la pasionaria delle fonderie che circa tre mesi fa s’incatenò ai cancelli della fabbrica in segno di protesta per la chiusura - Non ci speravamo più, dopo nove mesi di lotta. L’angoscia è stata forte in questo periodo. Le mie figlie erano perennemente tristi, vedendo il papà a casa. Quando stamattina (ieri per chi legge, ndr) non l’hanno trovato, hanno capito ed è tornato loro il sorriso. Il papà era tornato a lavorare».

La signora Angela non si ferma qui e punta il dito contro l'interesse mediatico che, secondo lei, ha influito sugli sviluppi della vicenda giudiziaria. «C’è stata una grande attenzione negativa su di noi – dichiara la donna – soprattutto ad agosto quando delle persone hanno segnalato odori molesti e altri disagi. Segnalazioni che, secondo noi, hanno pesato non poco sulle decisioni della Procura. Volevo vederci chiaro, ed è per questo che circa quindici giorni fa ho bussato alle porte di tante case di residenti della Valle dell'Irno per chiedere se ad agosto c’era stata questa puzza così insopportabile. Molte persone, tra cui molte che abitano qui nei dintorni, hanno dichiarato di non averne sentite. Abbiamo raccolto circa 250 firme a sostegno di questa tesi e le abbiamo consegnate agli avvocati per farle pesare al Riesame. Non so se abbiano avuto un peso per la riapertura ma noi crediamo di sì. Di sicuro abbiamo compreso che non è vero che tutti i residenti siano contro le fonderie».

«Non abbiamo dormito per tanti mesi a causa dell’ansia, della disperazione – ha infine concluso Vittorio Castiello – Stanotte (ieri notte per chi legge, ndr) non abbiamo chiuso occhio per la felicità. È stato un periodo buio, fatto d'incertezza. La cassa integrazione per noi non è mai stata una soluzione. Noi volevamo lavorare, non chiedere l’elemosina. Ora l'incubo è finito ma sappiamo che dobbiamo lavorare attentamente per evitare di ricadere nel baratro, cercando al più presto una soluzione e soprattutto un nuovo sito dove traslocare». «È stato un momento fantastico – afferma Enzo Pacileo, uno degli operai addetti alla manutenzione – Ci siamo abbracciati, con tutti i compagni di lavoro, con una forza che solo noi potevamo capire, dopo nove mesi di incubo. Ora però sappiamo che il percorso è ancora lungo. Sappiamo però che possiamo contare sulla proprietà e sulla nostra compattezza. Non abbiamo mollato mai».

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