il caso

«Sui parchi serve cambiare marcia»

Le accuse di Aniello De Maio, rappresentante del tennis club

Parchi pubblici, non tutte le aree verdi sono da buttare. Alla situazione di degrado che caratterizza alcuni spazi, in primis quello di via Rea, si contrappone il funzionamento di altre.

A metterlo in luce è Aniello De Maio, rappresentante dell’associazione “Tennis Club Gaetano Lamberti” che gestisce Villa Maria a Grotti. È da quattro anni che il sodalizio si occupa del bene. Nei primi due anni era in vigore il bando, fino a dicembre è in proroga. Si tratta di un parco tra i più attrezzati, perché dotato di alcuni campi sportivi, tra cui quello di bocce. Richiede, dunque, una gestione complessa, eppure non ci sono mai stati tentennamenti e defaillance. «Sono quattro anni che gestiamo la struttura – ha detto De Maio – e non abbiamo mai chiuso un giorno, non ci sono stati mai problemi. Noi ci occupiamo della manutenzione del verde e degli impianti, garantiamo la fruibilità della struttura dal lunedì alla domenica, dalle 8 alle 23, senza ricevere nulla in cambio». Anzi, l’associazione versa al Comune 1.200 euro l’anno per gestire lo spazio, a differenza di quanto accadeva in precedenza, quando era il comune a sostenere gli affidatari.

Bandi divergenti che finiscono nel mirino di De Maio: «Se alcuni parchi non hanno funzionato come ci si aspettava è anche colpa dei bandi iniziali. Il Comune deve coinvolgere chi dimostra di saper gestire». In questo momento particolare, durante il quale a Palazzo di Città si sta discutendo del futuro delle aree verdi, l’analisi di chi ha una storia potrebbe essere di grande aiuto. De Maio, per esempio, contesta la durata: «Due anni sono penalizzanti, rischiano di limitare gli investimenti che un’associazione potrebbe e vorrebbe fare per far meglio funzionare l’area». L’associazione Tennis club, per esempio, ha riadattato i campi e realizzato gli spogliatoi, soldi investiti a proprio rischio e pericolo.

Gestire un parco pubblico non è semplice: «Gli affidamenti devono avere paletti più rigidi – ha suggerito – e va verificata l’esperienza di chi si candida a gestirli». Se un’associazione ha fatto bene altrove e ha una storia che lo dimostra è più facile che faccia bene anche nella nuova area che si candida a gestire. Non solo funzionalità, ma anche vicinanza al territorio.

Salvatore D’Angelo

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