il monito del vescovo giudice

«Sui cambi di sede dei parroci vanno evitate inutili sceneggiate»

I trasferimenti creano sempre dei malumori, figurarsi quando interessano sacerdoti che animano comunità parrocchiali da quindici o venti anni. Immaginabile, quindi, il clamore suscitato dalle...

I trasferimenti creano sempre dei malumori, figurarsi quando interessano sacerdoti che animano comunità parrocchiali da quindici o venti anni.

Immaginabile, quindi, il clamore suscitato dalle decisioni annunciate lunedì scorso da monsignor Giuseppe Giudice. Don Ciro Galisi da Nocera Inferiore ad Angri, don Roberto Farruggio da Nocera Superiore a Nocera Inferiore, don Domenico D’Ambrosi da Angri a Sarno, e tanti altri: mons. Mimmo Cinque, don Ciro Zarra, don Salvatore Fiore. Queste disposizioni però vanno accolte «con pronta disponibilità, evitando sceneggiate e incontri stile sindacato» perché «la Chiesa è altro».

Giudice ha usato questa frase ieri mattina, durante l’omelia per la festa di Sant’Alfonso. Dal pulpito della basilica di Pagani è ritornato sui trasferimenti: «Come vescovo ho maturato nel silenzio, creando consenso nel presbiterio e tra i fedeli, il nuovo assetto della Curia, il trasferimento di alcuni parroci per il bene delle persone e della comunità; perché è questo il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le chiese». Giudice si è detto consapevole del fatto che il suo «atto di governo pastorale, mai fatto a cuore leggero», incida «nella vita dei singoli e delle comunità». Al tempo stesso ha chiesto di guardare ciò con gli occhi della fede: «Non conosco altre letture o altre mete da proporre. È mio compito presentare solo la fede e la fede della Chiesa. Né mi sentirei di svendere il cristianesimo nei sobborghi delle nostre e altrui voglie, invitati non a obbedire al Signore e alla Chiesa, ma ad altre agenzie che vengono chissà da dove».

Nell’omelia ha ringraziato «i sacerdoti che, accettando nell’obbedienza sincera anche se sofferta, rimettono in gioco la propria vita», e le comunità: «Specialmente quelle che oggi si sentono defraudate di un bene e non riescono a vedere il bene altro».

A chi teme che si possa interrompere il cammino finora percorso e le iniziative portate avanti, monsignor Giudice ha risposto: «Le opere iniziate, se sono da Dio, continuano e continueranno dando spessore alle comunità. E continua anche il cammino spirituale che, sarebbe preoccupante, se fosse solo legato al flebile filo di qualche pastore».

«Dando testimonianza di comunità mature nella fede – ha aggiunto –, accogliamo tutto con pronta disponibilità, evitando sceneggiate e incontri stile sindacato. E guardiamo con gratitudine alle comunità».

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