Sub morti, in quattro davanti al giudice

La tragedia nella grotta degli Occhi di Palinuro: il giudice ammette la costituzione di cinque parti civili e rinvia l’udienza

VALLO DELLA LUCANIA. E’ stata rinviata al 4 marzo 2015 l’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio della procura di Vallo per quattro persone accusate di omicidio colposo per la morte dei quattro sub che nel 2012 persero la vita a Palinuro, intrappolati nella grotta degli Occhi. Il gup di Vallo, Valeria Campanile, dopo aver ascoltato le eccezioni mosse sia dal pm Valeria Palmieri che da alcuni legali, ha deciso di rinviare l’udienza per entrare nel merito della discussione. Il gup ha anche ammesso ben cinque costituzioni di parte civile.

Lunga e complicata la ricostruzione dell’incidente effettuata negli ultimi anni dagli inquirenti. La procura chiese al gup il rinvio a giudizio di Roberto Navarra, responsabile del centro di immersioni ’Pesciolino Sub’ che organizzò la gita, e degli istruttori della Asd Big Blue, Marco Sebastiani, Stefano D’Avack e Annalisa Lupini, che, a vario titolo, avrebbero programmato e attuato «l’attività subacquea temeraria».

Andrea Pedroni, avvocato penalista romano, la guida Douglas Rizzo e i turisti Susy Cavaccini e Panaiotis Telios persero la vita il 30 giugno del 2012 perchè, benchè fossero inidonei a eseguire quel tipo di immersione, raggiunsero una cavità sommersa perdendo subito la visibilità per l’invasione delle sospensioni di limo presente sul fondale.

La procura è convinta che Navarra, pur sapendo che i partecipanti all’immersione non fossero in possesso dei requisiti previsti (brevetto, addestramento ed esperienza), avesse comunque autorizzato quel tipo di escursione in caverna affidando le funzioni di guida a Rizzo, che pure era privo di specifico brevetto, ed estendendola a un numero di sub (ben 9 persone) eccessivo e maggiore rispetto a quello imposto dagli standard internazionali e dalla didattica di riferimento. I tre istruttori, anche loro per il pm consapevoli della scarsa preparazione dei sub deceduti, non impedirono l’escursione sommersa «omettendo anche l’inosservanza degli standard di sicurezza previsti dalle didattiche di riferimento». In particolare, Sebastiani e D’Avack, che effettuarono l’immersione, non predisposero un’apposita cima guida di sicurezza, una sorta di filo di Arianna, prima di addentrarsi in una cavità comunque non conosciuta.

Vincenzo Rubano

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