Stuprò una 13enne, chiesto il processo

L’uomo accusato di violenza carnale è un amico del padre della vittima che gli aveva affidato la ragazzina per qualche ora

Il peso del corpo per bloccarne i movimenti, una mano sulla bocca per impedirle di urlare: così una ragazzina appena 13enne sarebbe stata violentata da un amico del padre, un uomo di 36 anni a cui era stata affidata per qualche ora e che invece ha trasformato quel pomeriggio in un incubo. Dopo due anni di indagine la Procura ha confermato a carico di M.C. (forniamo solo le iniziali per tutelare la minore coinvolta) tutte le accuse e ne ha chiesto il rinvio a giudizio per violenza sessuale su minore di 14 anni. Un rapporto completo quello che risulta avvenuto in una città del Nord Italia, dove la salernitana aveva raggiunto il genitore che vi si era trasferito da qualche mese.

Era il giugno del 2013, di lì a qualche giorno la ragazzina avrebbe compiuto tredici anni e aveva deciso di trascorre un po’ di tempo con il papà approfittando delle vacanze per la conclusione dell’anno scolastico. Quel pomeriggio, però, lui si era dovuto allontanare per lavoro, non aveva voluto lasciarla nell’appartamento da sola e aveva pensato di far bene portandola a casa dell’amico. Non avrebbe mai immaginato che quest’ultimo ne approfittasse per abusare di lei, attirandola con una scusa nella camera da letto dove stava riparando una finestra, chiudendo la porta per lasciare la stanza al buio e quindi spingendola sul letto impedendole ogni movimento di fuga o di difesa. Il sostituto procuratore Alessia Silvi ha ricostruito che la vittima è stata bloccata dal 36enne con il peso del corpo, mentre lui le abbassava i pantaloni e compiva lo stupro tenendole una mano sulla bocca per evitare che le sua grida potessero richiamare l’attenzione dei vicini. Poi ci sarebbero state le minacce, con l’imposizione del silenzio. Un silenzio durato qualche mese, finché lei ha trovato la forza di confidarsi con la madre parlando anche di un ulteriore episodio, in cui M.C. l’avrebbe di nuovo avvicinata tentando di baciarla.

La donna decise subito di sporgere denuncia, portò la ragazzina dai medici e gli accertamenti sanitari rivelarono una lesione dell’imene compatibile con il periodo in cui la figlia circoscriveva l’episodio di abuso. Da lì è partita l’inchiesta giudiziaria, affiancata da un sostegno psicologico. Un anno fa la presunta vittima è stata ascoltata dal giudice delle indagini preliminari per l’incidente probatorio, accompagnata dall’avvocato Maria Gabriella Gallevi che la rappresenta nel procedimento e che in questi mesi l’ha affiancata con un supporto anche emotivo. Le sue dichiarazioni sono state ritenute pienamente attendibili e adesso per l’uomo accusato della violenza è arrivata la richiesta di processo, su cui il gup deciderà nel mese di giugno.

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