Studenti salernitaniin fuga dalla catastrofe

Lievemente feriti due ragazzi di Eboli, altri sono fuggiti in tempo dalle loro case. "Un boato, siamo fuggiti al buio in strada. Terrore e morte"

E’ sconvolta Damiana M. e a stento riesce a raccontare quello che ha vissuto: «E’ stato terribile, è stata una notte tremenda, non riesco neanche a parlare». Damiana ha appena 19 anni ed è scampata per miracolo al terribile terremoto che ieri notte ha colpito l’Abruzzo. Da appena un anno si è trasferita da Eboli all’Aquila per studiare Scienze dell’investigazione all’università. E’ una dei tanti salernitani testimoni del dramma.
Erano le 3,32 e Damiana a quell’ora dormiva. Divide un appartamento con amici all’Aquila, appena fuori le mura della città vecchia, ma ieri notte era sola in casa. In tanti sono già partiti per le vacanze di Pasqua. E’ sotto shock e ancora non riesce a rendersi conto di come abbia fatto ad uscire di casa. Si è rifugiata in un’auto con altre persone, ha atteso per tutta la notte nel piazzale della stazione ferroviaria, finché suo padre, partito subito da Eboli, è arrivato a prenderla. Intanto tutto intorno erano solo macerie, lacrime e distruzione. Damiana è stata fortunata. La casa dove abitava è una costruzione recente e ha retto.
Come lei, sono tanti gli studenti salernitani che hanno deciso di andare a studiare all’università dell’Aquila. «Siamo tanti, ci conosciamo quasi tutti - dice Emanuela Fulgione, ebolitana, che solo per un caso, ieri notte, non si trovava nel capoluogo abruzzese - Vivo da più di tre anni all’Aquila insieme a mia sorella e mio fratello. Sabato scorso era il compleanno di nostra madre e così abbiamo deciso di ritornare prima ad Eboli, per farle una sorpresa». Emanuela è scossa, il suo pensiero, non appena appresa la notizia, è andato subito ai suoi amici rimasti ancora all’Aquila.
«Da mesi conviviamo con queste scosse - racconta Vincenzo, 22 anni, anche lui ebolitano, studente di lingue a L’Aquila - E’ dal 14 dicembre che si sono intensificate. L’ultima lunedì scorso, all’università . Poi - continua - nei giorni successivi sono stati tanti i controlli dei vigili del fuoco. Sono passati a visionare anche casa nostra e hanno chiuso alcune aule dell’università».
Anche Vincenzo è vivo per miracolo. «I corsi che mi interessavano erano già finiti e così ho deciso di rientrare prima a casa per le vacanze di Pasqua». Altri due universitari ebolitani sono rimasti leggermente feriti nel terremoto all’Aquila. La giovane coppia di fidanzati, Michele Altieri di 22 anni e Gerarda Pesce di 21 anni, abitano nel centro storico dell’Aquila. Il soffitto gli è crollato addosso. Loro si sono riparati, hanno subito escoriazioni e contusioni. Usciti di casa,hanno chiamato i familiari che sono giunti da loro intorno alle 8 del mattino. Negli ospedali della zona non vi era un posto, così i genitori li hanno condotti al Maria Santissima Addolorata di Eboli. Visitati e curati nella tarda mattinata hanno poi lasciato l’ospedale per recarsi nelle case dei loro cari.
Risiedono all’Aquila anche due ragazzi di Sicignano degli Alburni. Sono Roberto Cobuccio, 45 anni, e di Elena Di Palma, 32. Sette anni fa Roberto dalla frazione di Scorzo si è trasferito a L’Aquila con i due figli e la moglie, originaria di Sala Consilina. E’ un libero professionista e lavora come geometra. «Viviamo in un condominio con altre 20 famiglie, la luce è andata via e per uscire dal parco, con le auto, abbiamo dovuto forzare il cancello elettrico». Elena Di Palma lavora a L’Aquila in uno studio odontoiatrico. Uscita indenne ha raggiunto l’atrio dell’ospedale. I suoi genitori vivono a Sicignano, sono ex insegnanti di liceo, entrambi scossi ma confortati dalle parole di Elena, che ha confermato di non aver subito ferite e di trovarsi al sicuro, in luogo aperto.
Donato M. e Maria M. sono due fratelli studenti universitari di Ricigliano. Sono sopravvissuti al terribile sisma di ieri notte.
Donato cosi descrive quegli attimi, 20 secondi di panico totale: «Abbiamo avvertito la terra tremare, poi una sorta di boato, subito siamo usciti in strada, il nostro appartamento era al pianterreno. A 500 metri dall’ospedale principale. Solo all’alba, grazie all’intervento dei vigili del fuoco, siamo riusciti a rientrare in casa per prendere le nostre cose».