Stipendi gonfiati, nei guai due ex sindaci 

Camerota: avvisi di garanzia per Troccoli, Romano, sei dirigenti e dipendenti comunali per associazione a delinquere

CAMEROTA. Otto avvisi di garanzia, con contestuale chiusura delle indagini, sono stati notificati ieri ad ex amministratori e dipendenti comunali di Camerota: nei guai gli ex sindaci Antonio Troccoli ed Antonio Romano, ex dirigenti del Comune e alcuni dipendenti comunali ancora in servizio. Tutti sono accusati di associazione per delinquere. L’inchiesta riguarda la scoperta di presunti stipendi gonfiati con progetti–obiettivo ed indennità non dovute che ha provocato negli anni scorsi un buco di circa un milione di euro nelle casse del Comune di Camerota, soldi che sarebbero finiti indebitamente nelle tasche di impiegati comunali. In pratica secondo gli inquirenti gli indagati, a vario titolo, avrebbero “promosso e partecipato” ad un’associazione a delinquere “per attribuire indebitamente a se e ad altri somme di denaro” mediante “la violazione di leggi e regolamenti, atti illegittimi e affetti da falsità materiali”. I fatti contestati risalgono al 2006 quando a capo dell’amministrazione comunale c’era Antonio Troccoli. All’epoca dei fatti invece l’ex sindaco Antonio Romano era assessore al bilancio.
Nel mirino degli investigatori anche una delibera “falsa” realizzata ad hoc per procurare “ingenti vantaggi patrimoniale pari a 666mila euro”. Tra i reati contestati anche quello di abuso d’ufficio e di peculato. Le indagini dei carabinieri della locale stazione, diretti dal luogotenente Massimo Di Franco, scattarono nel 2011 quando l’allora sindaco Domenico Bortone (appena eletto) incaricò un ragioniere proveniente da un altro Comune di verificare eventuali illegittimità perpetrate negli anni precedenti. E dall’accertamento del funzionario emersero numerose incongruenze tali da non giustificare le somme percepite dagli impiegati. La relazione venne inviata alla Procura della Repubblica di Vallo, alla Corte dei Conti ed agli impiegati coinvolti per il recupero delle somme riscosse indebitamente. Lo stesso ragioniere denunciò la posizione non chiara di tre dirigenti, che avrebbero percepito indennità non dovute.
«Il ragioniere ha notato delle anomalie – spiegò all’epoca Bortone – e noi amministratori abbiamo chiesto immediatamente una verifica. Se qualcuno ha ricevuto del denaro che non gli spettava dovrà restituirlo alla comunità di Camerota». Poi ieri, a distanza di alcuni anni, sono arrivati gli avvisi di garanzia della Procura. Naturalmente ora gli indagati hanno 60 giorni di tempo per produrre scritti difensivi e far valere le proprie ragioni. Alcuni degli impiegati coinvolti hanno tenuto subito a precisare «di essere delle vittime del sistema. Noi non abbiamo alcuna responsabilità, la parte politica ci ha affidato un lavoro retribuito e noi abbiamo eseguito. Non dobbiamo restituire soldi a nessuno perché sono soldi frutto del nostro lavoro». (re. pro.)
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