LE STORIE

Stefano, figlio dell’Erasmus: «Mi sono fermato in India»

Dopo aver girato a lungo, oggi è docente di Politiche dell’Unione Europea

L’Unione Europea celebra quest’anno il trentennale dell’Erasmus, il programma di mobilità transnazionale che ha permesso a milioni di persone di studiare e formarsi all’estero. Della cosiddetta “generazione Erasmus” fa parte il trentaduenne salernitano Stefano Greco, professore di Politiche dell’Unione Europea presso la Manipal University, in India. Il giovane docente, infatti, ha partecipato in passato al programma di scambio promosso dalla Ue, grazie al quale ha potuto studiare per un anno accademico in Galles, presso la Cardiff University. «Il mio percorso formativo è stato fortemente influenzato da periodi di studio all’estero – dichiara Stefano Greco – Già alle superiori ho trascorso un anno, il quarto, in Svezia, dove ho vissuto un’incredibile esperienza culturale ed educativa. Poi durante il periodo in Galles, ho maturato la decisione di continuare gli studi all’estero. Mi sono quindi trasferito a Riga, in Lettonia, per frequentare il corso di laurea specialistica in Studi europei».

Le esperienze lavorative. Conclusi gli studi nel piccolo paese baltico, Stefano si è trasferito nel sud dell’India, a Tiruchirapalli. «Ho lavorato con una Ong locale, seguendo un progetto di microfinanza volto a migliorare la condizione femminile. È stata un’esperienza molto forte: da un lato la povertà e la dignità delle donne lavoratrici, dall’altro l’arroganza e la fame di potere di chi proclamava di volere aiutare il prossimo, usando la povertà come un mezzo per conseguire profitti personali». Deluso e disilluso, Stefano Greco è rientrato in Europa dove, come tanti suoi coetanei, si è ritrovato ad essere un surplus nel mercato del lavoro. «Le uniche proposte concrete che ricevevo erano tirocini non retribuiti. Se l’accesso all’educazione superiore è stata spesso considerata una limitazione alla mobilità sociale – osserva Stefano – i tirocini non pagati rappresentano la sublimazione di una ingiustizia sociale. Per un anno e mezzo ho lavorato tra le cucine di Riga, Salerno e Amsterdam, ferocemente determinato a raggranellare il capitale necessario per potermi permettere un tirocinio in grado di aprirmi, anche se solo parzialmente, le porte del mercato del lavoro». I risparmi raccolti sono stati poi investiti in un quello che si definisce “strategic internship” presso l’University of Latvia, dove Stefano ha lavorato come Project Manager associato. Dopo sei mesi in Lettonia, l’offerta della Manipal University: una sfida accettata con entusiasmo.

L’attività accademica. Stefano insegna in quattro corsi previsti dalla specializzazione in Studi europei, approfondendo la governance interna dell’Unione Europea e le sue interazioni con le istituzioni transnazionali, quali Nazioni unite o Fondo monetario internazionale. Inoltre, si occupa della scrittura di progetti di cooperazione accademica fra università indiane e europee. «È un modo per condividere i frutti del proprio lavoro con tutti i miei colleghi. Il nuovo programma della Commissione Europea, l’Erasmus +, offre molte opportunità alle università dell’India; negli scorsi tre anni – spiega Stefano – siamo riusciti a fare approvare progetti di collaborazione per un valore totale che sfiora il milione di euro. È un lavoro molto importante in quanto fornisce al mio dipartimento gli strumenti reali per il suo sviluppo e la sua crescita».

Il sistema indiano. Insegnare in un paese extra-europeo come l’India significa adattare il proprio stile di vita agli usi locali. «Bisogna lavorare molto su se stessi, e questo richiede una pazienza infinita. Su quasi diecimila impiegati alla Manipal University, ci sono solo tre stranieri, me incluso – sorride Stefano – È chiaro che mi trovo all’interno di un sistema difficilmente modificabile. Cerco quindi di aggiungere un tocco europeo alle nuove attività, preservando tutte le buone pratiche sviluppate dai colleghi indiani». Nelle sue lezioni Stefano assicura la massima libertà di espressione ai suoi studenti. «Insegnare è la parte più facile del mio lavoro – spiega – In primis, abbatto qualsiasi gerarchia fra me e gli studenti: provo a conoscerli e capire i loro interessi, modificando le mie lezioni a secondo dei feedback che ricevo». In India, tuttavia, esiste un gap gerarchico enorme fra docenti e studenti. «Le prime lezioni con me possono essere un autentico shock culturale – sottolinea il docente salernitano – Alcune volte chiedo agli studenti di preparare delle lezioni per responsabilizzarli e mettere alla prova la loro capacità di analisi. Questi sono tutti aspetti pedagogici che ho assorbito durante i periodi di studio in Svezia, Galles e Lettonia. Purtroppo, non dalle mie esperienze in Italia».

L’europeismo. Il programma Erasmus costituisce un baluardo per il processo di integrazione europea, messo oggi a dura prova dalla Brexit e da chi, nei singoli Stati membri, si dice pronto a seguirne l'esempio. «È importante stimolare, sin dall’educazione primaria, un senso di appartenenza europea nei cittadini di domani – ragiona Stefano – L’Ue deve riacquistare una immagine umana, oltre a rappresentare una fonte di speranza e di pace sociale».

 

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(Le storie di Roberto Paciullo, Caterina Vernieri, Dario Socci,Giacomo Vezzo, Luca Galdi, Andrea Giuseppe Melillo, Adele Amato, Eleonora Pierro, Simone Tortoriello, Simone Spagnuolo, Bianca Delli Priscoli, Marco Parisi e Francesco Cacciatore sono state pubblicate, rispettivamente, il 14, il 20, il 27 novembre, il 5, il 12, il 19, il 24 dicembre 2016, il 2, il 9, il 16, il 23, il 30 gennaio, il 6 febbraio 2017).