Statuine, magneti, gagliardetti Nasce il merchandising di San Matteo

C’è la statuetta in terracotta. La catenina dorata con la medaglietta. L’icona formato mignon da pochette, ma anche il quadro su lamina d’oro. Insieme a magneti da attaccare al frigorifero, segnalibri, ciondoli da parete, mattonelle, piatti, tazze e, novità di quest’anno, un “gagliardetto” di tessuto (formato 15x12 oppure 10x7) che riproduce fedelmente il panno di San Matteo. In attesa che al regolamento comunale sull’acquisto delle royalties per l’utilizzo del brand Salerno progettato dal designer Massimo Vignelli venga applicato il tariffario che consentirà agli imprenditori privati di adoperare la contestata “S” per decorare T-shirt, cappellini, penne, tele da mare e altri gadget, la “Bottega del pastore” di Rossella e Chiara Natella, ha già “sfornato” un ricco e variegato merchandising religioso dedicato al Patrono, alle paranze, ai Santi Martiri Salernitani, a Papa Gregorio VII nonchè all’iconografia della Salerno medievale, passando per le statuette dei suoi protagonisti: Trotula de Ruggiero, la principessa Sichelgaita, Roberto il Guiscardo e suo figlio Boemondo d’Altavilla. I devoti che almeno una volta nella vita si sono recati in pellegrinaggio a Fatima come a San Giovanni Rotondo, a Lourdes o ad Assisi non resteranno sorpresi, perchè l’oggettistica che “sfrutta” i temi religiosi è quantomai variegata e, negli anni, è arrivata finanche ad alimentarsi di una sottocultura trash dove la commistione tra sacro e profano ha prodotto Madonne psichedeliche al neon e Crocifissi a mò di utensili da cucina. Ma l’idea di Rossella e Chiara Natella è per Salerno una novità, perchè proprio la città dell’Evangelista, autore di uno dei quattro Vangeli canonici del Nuovo Testamento e di uno dei tre Vangeli sinottici, al proprio Patrono si era finora dedicata solo con una massiccia partecipazione alla giornata della sua celebrazione. Un turista che per caso avesse voluto portare via con sè un “pezzo” della festa, sarebbe rimasto a bocca asciutta. Questo fino a poco fa. Se l’artista salernitano Greenpino (le cui creazioni sono esposte presso lo store Studio Ventidue di via Mercanti) ha scelto il linguaggio pop per realizzare gadget ispirati al Patrono e alle medichesse della Scuola Salernitana, Rossella e Chiara, figlie d’arte del patròn dei Barbuti Peppe, nel loro laboratorio di via Irno, a Pontecagnano (ex tabacchificio Mattiello), danno corpo al più tradizionale merchandising religioso rigorosamente realizzato a mano. Le loro creazioni sono fedeli alla tradizione, nei San Matteo color oro o argento, nelle mattonelle che raffigurano la porta dei leoni della Cattedrale, nelle piastrelle che celebrano lo splendore della città del Regimen Sanitatis. Ma sanno anche strizzare un occhio alla fattura partenopea del presepe, come nel caso degli splendidi esemplari dell’Evangelista trasportato dai suoi fedeli portatori. San Gaio, Sant’Ante, Papa Gregorio VII, Sant’Apollonia: in una Natività “allargata” all’appello non manca nessuno che abbia avuto un trascorso che ha reso illustre Salerno. Tavole di legno fiorentino intarsiate si alternano, nella vetrina situata a una manciata di metri dal Duomo, a collanine e magneti, tra angeli in terracotta, statue di tutte le dimensioni, quadri, edicole votive e “santini” da borsetta. Borace e stoffa, lamina d’oro e carta, gli strumenti con cui la città “vecchia” lascia il testimone a quella nuova (tra i segnalibri ce n’è anche uno double face dove trionfa una veduta del Crescent che verrà) con una chiara e fortissima impronta turistica. Che nasce da un privato e che va fortunatamente a colmare una lacuna gravissima. Quella di una Salerno che ogni ventuno settembre si affida al suo Santo protettore, ma che non è riuscita a diventare meta di un turismo religioso e neppure a conquistare (ancora) i fanatici dello shopping con un oggetto ricordo che, nel caso di specie, si adatta a tutte le tasche.

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