Start up, il 60 per cento non dura 3 anni 

L’allarme dei giovani di Confindustria Campania. Nuovo bando della Regione che ha stanziato 15 milioni per sostenerle 

«Oltre il 60 per cento delle nostre start up, imprese innovative, nascono e muoiono in meno di 3 anni». È allarmante il dato fornito da Francesco Palumbo, presidente Giovani Imprenditori di Confindustria Campania, che è intervenuto alla presentazione del nuovo bando regionale per start up e pmi innovative, presentato presso l’Università di Salerno. «Oggi le start up campane hanno la priorità assoluta di essere sostenute e aiutate nel prosieguo della loro attività», aggiunge Palumbo, che sottolinea come «non basti soltanto la fase finanziaria e di sovvenzionamento, ma è necessaria una fase di accompagnamento alla nascita dell’impresa vera e propria». Il presidente dei giovani industriali espone, in questo senso, la necessità concreta di istituire i cosiddetti “incubatori certificati”, strutture che affianchino gli aspiranti imprenditori, offrendo loro consulenze tecniche e operative, nel passaggio fondamentale che consente la trasposizione dall’idea innovativa ad impresa innovatrice, in grado di sopravvivere autonomamente nel mercato.
La pensa diversamente Valeria Fascione, assessore regionale all’Internazionalizzazione, Startup e Innovazione, la quale sostiene che «le start up registrano un alto tasso di mortalità proprio perché sono innovative, mettono in pratica i risultati della ricerca, ma non sempre la prima idea è quella giusta». È per questo che, secondo l’assessore Fascione, occorre lavorare sulle persone, sono gli imprenditori che vanno sostenuti, non l’idea che si rinnova a seconda dell’evoluzione del mercato. Sembra andare proprio in questa direzione il nuovo bando emesso dalla Regione, del valore di 15 milioni di euro, non solo per sostenere finanziariamente l’avviamento di imprese innovative. Il meccanismo tipico dei bandi emanati finora per il supporto alla creazione di impresa è quello per cui la start up chiede un anticipo per poter avviare l’investimento, anticipo che però deve sempre essere garantito. La garanzia richiesta è generalmente di tipo personale, ma è noto che, quasi nella totalità dei casi, gli imprenditori startupper non hanno redditi o immobili con cui garantire il prestito. In questo bando viene introdotto lo strumento del “conto vincolato”. La Regione Campania versa sul conto il 65 per cento del valore totale dell’investimento intrapreso dalla start up, il 35 per cento restante spetta allo startupper. In questo modo l’imprenditore può avviare l’investimento, senza pagarlo, ma deve portare alla banca le fatture dei fornitori, che vengono pagati con i fondi del “conto vincolato” che la Regione ha aperto presso la banca. «Ovviamente saranno ammesse a questo bando solo start up di proposte realizzabili nell’arco di 12 mesi e pronte ad essere immesse sul mercato, e non idee sperimentali o del tutto ipotetiche», specifica l’assessore, «per quelle prevediamo un nuovo bando nel 2018». La Fascione annuncia poi che il 19 luglio sarà presentato il primo incubatore certificato del Mezzogiorno, che sarà istituito presso l’Università Federico II e Città della Scienza a Napoli.
Marco Giordano
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