Stangata sulle concessioni I lidi ricorrono al Tar

Gli operatori balneari sul piede di guerra contro la riclassificazione del litorale Il Consorzio Paestum: «Pronti a consegnare le chiavi a Caldoro e al prefetto»

CAPACCIO. «La Regione non ci ascolta, per questo abbiamo deciso di presentare un ricorso al Tar». Ad annunciare la presa di posizione è il presidente del Consorzio dei lidi di Paestum, Albertino Barlotti. Gli imprenditori balneari sono sul piede di guerra per la “stangata” sui canoni delle concessioni demaniali, che metterebbe a rischio la stagione turistica. Qualcuno, infatti, sta già pensando di rinunciare all’apertura del proprio stabilimento balneare, in questo periodo primaverile, per eseguire i necessari interventi di manutenzione.

Il ricorso al Tar è curato dall’avvocato Simona Corradino. Hanno già firmato l’adesione una cinquantina di imprenditori balneari. E tutti lamentano l’impossibilità ad affrontare dei costi così ingenti per il pagamento del canone demaniale. «Consegneremo le chiavi degli stabilimenti al presidente della Regione, Stefano Caldoro, e al prefetto – tuona Barlotti – In questa situazione, rischiamo di non riuscire ad avviare le attività in vista della stagione balneare. Questi soldi non li possiamo pagare».

Per fare un esempio, si è passati da un canone di 1,30 euro a 2,60 al metro quadrato. Una concessione media da 6.250 euro schizza a 15.000 ( canone nazionale più addizionale regionale). L’aumento del canone è stato determinato dal passaggio dalla fascia B alla A. Capaccio Paestum, per intendersi, è stata equiparata a località turistiche simili a Capri. «Le tariffe sono altissime per la valenza turistica della nostra zona, considerato che mancano i servizi – sttolinea Barlotti – Passando in fascia A si raddoppia il canone nazionale, poi si deve versare il 50% di addizionale alla Regione con un aumento che sfiora il 130%». Un rincaro che rischia di mettere in ginocchio la categoria, anche perché i costi vanno ad aggiungersi alle spese per gli interventi di ristrutturazione degi lidi, danneggiati dalle mareggiate invernali, e per le pulizie delle spiagge in concessione. A contestare l’aumento è anche il sindaco Italo Voza, che ha scritto al governatore Caldoro chiedendo di rimodulare la classificazione: «L’applicazione del canone demaniale e la relativa imposta regionale comporterebbero un collasso per le imprese e avrebbe inevitabili ripercussioni sull’indotto collegato al turismo balneare».

Angela Sabetta

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