Stangata sui canoni dei lidi È rivolta degli operatori

L’inserimento del litorale nella “fascia A” provoca un rincaro superiore al 100% Il presidente del Consorzio: «Così chiudiamo». Il sindaco: «La Regione ci ripensi»

CAPACCIO. Arriva la “stangata” sui canoni relativi alle concessioni demaniali. Gli imprenditori balneari, infuriati, sono già sul piede di guerra e annunciano proteste e un ricorso al Tar. A chiamare alla mobilitazione gli operatori del settore è il presidente del Consorzio dei lidi di Paestum, Albertino Barlotti, che ieri mattina ha protocollato al Comune una richiesta di incontro urgente con il sindaco Italo Voza. «Consegneremo le chiavi degli stabilimenti balneari al presidente della Regione, Caldoro, e al prefetto Pantalone. A queste condizioni, rischiamo di non riuscire neppure ad avviare le nostre attività in vista della stagione balneare. Tutti questi soldi non li possiamo pagare».

Appresa la notizia, il primo cittadino ha assicurato il massimo impegno per cercare una soluzione e venire incontro alle esigenze degli operatori balneari: «Faremo voti alla Regione affinché il nostro Comune venga declassato dalla fascia A alla categoria B, nel rispetto della graduatoria del 2013 – ha annunciato Voza – Pagare delle concessioni così alte per gli imprenditori balneari è insopportabile. Molte sono famiglie monoreddito e non riuscirebbero a sostenere le spese. Speriamo che la Regione accolga il nostro appello».

In effetti, gli aumenti superano il cento per cento. Tanto per fare un esempio, si è passati da un canone di 1,30 euro a 2,60 al metro quadrato. Una concessione media da 6.250 euro è schizzata a circa 15.000 (canone nazionale più addizionale regionale). «Le tariffe sono altissime per quello che è la valenza turistica della nostra zona, considerato che mancano i servizi – evidenzia Barlotti – Passando in fascia A si raddoppia il canone nazionale, poi si deve versare il 50 per cento di addizionale alla Regione, con un rincaro che sfiora il 130%. Il nostro è un turismo locale, “mordi e fuggi”, si lavora solo la domenica. Saremo costretti a chiudere. Chiediamo l’aiuto del sindaco e dell’amministrazione. E, intanto, stiamo preparando anche un ricorso al Tar».

La rivistazione della “geografia” regionale, in pratica, ha equiparato Capaccio Paestum a Capri. «Magari fossimo come Capri – dice Michele Mucciolo, titolare del lido Laura – Le valutazioni fatte si riferiscono all’attrazione turistica dei Templi, che nulla a che fare col turismo balneare. Mancano servizi e infrastrutture, strade eun lungomare adeguati. È vero, abbiamo un’ottima qualità delle acque e la differenziata funziona, ma non basta per essere in fascia A».

Il rischio è che gran parte degli operatori balneari si ritrovino impossibilitati ad avviare l’attività del 2014. «Ritengo errato il criterio con cui si è deciso di inserire la nostra zona in fascia A – sostiene il consigliere delegato all’area costiera Maurizio Paolillo – Va modificata la classificazione: solo così si potranno abbassare anche i canoni».

Angela Sabetta

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