Stabilimenti balneari Solo il dieci per cento è a prova di disabile 

Appello dell’ex consigliere comunale Gianluca Memoli Il presidente del Sib replica: «Stiamo facendo investimenti»

Sono ancora tanti, troppi, gli stabilimenti balneari del litorale salernitano che non hanno l’adeguata attrezzatura per ospitare persone con disabilità. In molti casi, con delle apposite pedane, è reso possibile l’accesso al mare, ma la fruizione degli spazi è ancora proibitiva. I bagni, ad esempio, non sono sempre a norma con i lavelli ad altezza carrozzina e lo specchio basso e non sempre sono facilmente raggiungibili. Nella stragrande maggioranza dei casi, inoltre, non ci sono sedie job, per consentire di fare il bagno in sicurezza, né piccoli accorgimenti come possono essere i pedalò guidabili con l’utilizzo delle mani. L’ex consigliere comunale Gianluca Memoli ha lanciato un appello a una maggiore sensibilità: «I gestori delle concessioni balneari devono comprendere che adeguare i loro stabilimenti significa non solo avere un ritorno di immagine positivo, ma anche economico». Nei giorni scorsi aveva già sottolineato come soltanto il 10 per cento delle strutture fosse pienamente adeguata. «Al mio invito hanno già risposto in tanti per chiedermi quali siano le dotazioni di cui fornirsi per poter migliorare l’accoglienza», racconta. Tra i lidi più importanti, le eccellenze sono quelli di Marina d’Arechi e le Rocce Rosse. Accessibili ma non ancora pienamente funzionali il Kursaal, il Sea Garden e il Nuovo Mercatello.
«Non basta che ci siano le pedane d’accesso – spiega Memoli – è fondamentale che abbiano la giusta pendenza, che siano anche collegate al mare e ai bagni. Inoltre tutti dovrebbero avere le sedie job». E la prima fila di ombrelloni dovrebbe essere riservata a chi non ha facilità di muoversi, fatto che non accade quasi mai. «È importante che tutti gli stabilimenti siano attrezzati perché chiunque possa scegliere dove preferisce andare, non ci devono essere differenze», insiste Memoli, ricordando che il Comune ha realizzato nel 2006 un lido ad hoc, ma che «non basta, perché non deve passare il concetto di luoghi pensati esclusivamente per disabili». Il rischio, infatti, è di creare una sorta di ghetto.
«La sensibilità su questi temi è massima e negli ultimi anni gran parte dei titolari delle concessioni hanno fatto investimenti per rendere accessibili gli stabilimenti», assicura il presidente provinciale del Sib (Sindacato italiano balneari) Confcommercio della provincia di Salerno, Alfonso Amoruso. «La legge impone determinati standard – spiega – e chi vuole aprire un lido non può fare altro che rispettarli. D’altronde si tratta di servizi che diventano una comodità per tutti e che danno valore aggiunto alla struttura. L’inserimento, invece, di altri complementi dipende dall’attenzione del singolo titolare, ma so che sempre più imprenditori si stanno attrezzando». Anche sul fronte dei controlli Amoruso è netto: «La Capitaneria vigila con attenzione e costanza che queste norme siano rispettate. Gli unici a essere esentati sono i lidi in prossimità di rocce e scogliere, ma gran parte di quelli salernitani sono in pianura, quindi non possono sottrarsi». I trasgressori vengono sanzionati con un verbale e una pena pecuniaria, nel caso di recidiva la legge prevede la chiusura dell’attività.
Eleonora Tedesco
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