SOS SANITA'

Sta male e va al Ruggi: «La visita? Tra 7 ore...»

La 14enne Alessia e i suoi genitori “costretti” a lasciare il Pronto soccorso

SALERNO - Un tour fra i Pronto soccorso per ricevere assistenza. La storia di Alessia, 14enne di Pellezzano, rappresenta alla perfezione l’odissea che, sempre più spesso, sono costretti ad affrontare gli utenti dei servizi d’emergenza-urgenza dell’intera provincia di Salerno. Domenica sera, infatti, l’adolescente all’improvviso non si reggeva più in piedi, scoppiando in lacrime per la paura e l’ansia di ciò che le stava accadendo. Immediatamente, allarmati da quanto accaduto, i genitori l’hanno accompagnata in auto al Pronto soccorso dell’ospedale “Ruggi”. Ed è qui che la famiglia ascolta ciò che non avrebbe mai voluto sentire: poco dopo le 21, infatti, li hanno informati che era necessario attendere almeno sette ore prima di poter essere visitata. Sono i tempi di un “codice verde” in questi giorni nel principale ospedale della provincia di Salerno.

Un tempo lunghissimo per Alessia e la sua famiglia che, spaventati, avevano necessità di comprendere subito cosa non andava, perché il corpo della giovanissima dava segni di cedimento. L’ansia era troppa e, dunque, decidono di cambiare strada. Sono tornati in auto e hanno deciso di tentare di avere assistenza in un altro pronto soccorso. Si sono recati al “Fucito” di Mercato San Severino.

Ma anche nel nosocomio della Valle dell’Irno è arrivata un’altra doccia gelata che ha fatto svanire la speranza di essere visitata: un medico riferisce che non c’è possibilità di visitare la giovane, consigliando ai genitori di accompagnarla al presidio di Cava de’ Tirreni oppure all’ospedale di Nocera Inferiore. E solo per puro caso, nel momento in cui il medico forniva le informazioni su dove recarsi, è arrivata la notizia che il Pronto soccorso del presidio metelliano così come quello dell’Umberto I erano chiusi e che, dunque, era totalmente inutile raggiungere gli altri ospedali.

Un’odissea senza fine, raccontata dalla madre della 14enne: «È stata una disavventura che non auguro a nessuno e che ci ha fatto toccare con mano quanto sia difficile l’assistenza sanitaria nel nostro Paese. Abbiamo una sanità al collasso ». I genitori di Alessia si sono resi subito conto delle difficoltà del Pronto soccorso del “Ruggi” e infatti «appena arrivati abbiamo notato che c’era tanta gente, troppa, e solo per parlare con il personale del triage abbiamo impiegato una decina di minuti». Di qui l’avvertimento da parte del personale dell’accettazione che dovevano aspettare circa sette ore prima di poter essere visitati. «Questo perché dopo le 21 stavano iniziando ad occuparsi delle persone che erano in attesa dalle 15 del pomeriggio. A quel punto, abbiamo deciso di andare altrove e abbiamo pensato di raggiungere l’ospedale di Mercato San Severino». Qui la seconda doccia gelata che ha spaventato ancora di più la 14enne. «Il medico ci spiega che al Pronto soccorso del “Fucito” c’è un solo un internista che non può occuparsi di Alessia. A quel punto stavamo per andare via, increduli per quanto stavamo vivendo. Presi dalla disperazione ci sembrava una serata del tutto surreale». In quel momento un uomo che stava ascoltato, dispiaciuto dice che è inutile andare a Cava de’ Tirreni e a Nocera Inferiore in quanto in entrambi gli ospedali non avrebbero trovato nessuno che visitasse Alessia. «Solo in quel momento il medico ha accolto sia mia figlia che un altro adolescente di 16 anni con asma bronchiale e quindi entrambi hanno avuto accesso alle cure». Dunque, dopo ore di apprensione, la ragazzina finalmente è riuscita ad ottenere l’assistenza tanto agognata. «Non auguro a nessuno di vivere una situazione così assurda e le ore di angoscia che ha vissuto la mia famiglia», conclude la mamma.

Un’odissea, l’ennesima raccontata da chi ha potuto osservare con i propri occhi le “trincee” dell’emergenza-urgenza in provincia di Salerno, andata completamente in tilt negli ospedali dell’Asl guidata da Gennaro Sosto che in quelli dell’Azienda Ruggi coordinati dal dg Vincenzo D’Amato. E che dimostra come ricevere assistenza al Pronto soccorso sia sempre più difficile.

Marcella Cavaliere