IMMIGRATI E INTEGRAZIONE

Sri Lanka, una comunità a SalernoIl lavoro si cerca porta a porta

Vengono da un Paese lontano novemila chilometri dall'Italia. Nihal Perera (foto) è il rappresentante della comunità srilankese nella consulta provinciale degli immigrati e presidente dell’associazione "Sri Lanka-Salerno". Gli srilankesi presenti tra Salerno e provincia sono circa 150, tutti regolari, una decina i bambini. Di solito trovano lavoro con il passaparola e sono impiegati come assistenti domestici nelle abitazioni

Lavoro e sacrificio è il motto della comunità srilankese che da vent’anni vive tra Salerno e provincia. La Repubblica Democratica Socialista di Sri Lanka è lontana novemila chilometri dall’Italia. E’ un’isola dell’Asia meridionale, immersa nell’oceano Indiano, contraddistinta dalla forma di una goccia, situata a Sud dell’India. Eppure in tanti si sono spinti lontano dalla propria terra in cerca di migliori condizioni di vita. Incontriamo Nihal Perera che è il rappresentante della comunità srilankese nella consulta provinciale degli immigrati e presidente dell’associazione ’Sri Lanka - Salerno’.
«La nostra associazione nacque nel mese di marzo del 2000 con lo scopo di rappresentare una guida per i connazionali che erano appena arrivati sia per trovare lavoro, sia per sbrigare le pratiche burocratiche, fino a quindici, vent’anni fa, infatti, non esistevano tutte le associazioni ed i servizi che oggi sono messi a disposizione degli immigrati che giungono a Salerno, noi usiamo la nostra esperienza al servizio degli altri - racconta Nihal nel suo italiano appreso da autodidatta - Prima facevamo tutto da noi, non c’erano corsi per imparare la lingua, era fondamentale il nostro impegno, parlare l’italiano era necessario per riuscire a lavorare. Negli ultimi dieci anni le cose sono cambiate tantissimo. La comunità si riunisce la prima domenica di ogni mese presso i Frati Cappuccini a San Francesco». Gli srilankesi presenti tra Salerno e provincia sono circa 150, tutti regolari, una decina i bambini. Nel 95% lavorano in casa. «Nella maggioranza dei casi sono gli uomini che lavorano nelle abitazioni perché sono loro che partono e poi si fanno raggiungere dalla famiglia. Di recente sono aumentate le richieste di lavoro per le donne, così sono loro a lasciare il proprio paese e a ricongiungersi con marito e figli in un secondo momento - spiega Nihal Perera - Di solito è tramite il passaparola che troviamo lavoro, non abbiamo bisogno di mettere annunci, bastano le segnalazioni dei nostri connazionali che sono considerati collaboratori discreti e fidati dai datori di lavoro». La comunità srilankese si è costituita lentamente, senza arrivi in massa. «I primi srilankesi giunsero a Salerno durante la seconda guerra mondiale. Allora il nostro paese era sotto il controllo inglese ed alcuni connazionali arrivarono in città proprio tra le fila dell’esercito britannico. Qualcuno si è anche sposato a Salerno ed alcuni suoi discendenti vivono ancora qui. Gli altri si sono trasferiti nella seconda metà degli anni Ottanta, io sono arrivato nel 1989». Nihal ci tiene a fare due puntualizzazioni. La prima riguarda l’istruzione di bambini e ragazzi immigrati che abitano a Salerno. «Prima ancora che l’argomento scuola - immigrati tenesse banco a livello nazionale era mia opinione che occorresse intervenire per sostenere i figli degli immigrati che si inseriscono nelle scuole e non sempre riescono a seguire come tutti gli altri. Il rischio è che siano svantaggiati. Servirebbe una soluzione: dalla scuola di pomeriggio al sostegno in classe. Ma tutti devono crescere insieme, senza alcuna separazione». La seconda attiene ad una precisazione linguistica. «Spesso si parla di noi chiamandoci cingalesi o singalesi, si tratta di un errore, sarebbe più corretto srilankese poiché il termine indica un abitante dello Sri Lanka mentre cingalese è più restrittivo».