OPERAZIONE CROCI DEL SILARO

Squecco, il “mutuo soccorso” a tavolino

La “combine” su tre bandi pubblici per il 118: i pm e il gip ipotizzano il reato di turbativa d’asta

CAPACCIO PAESTUM - Una strada lastricata di “croci”. Non è il sentiero d’un cimitero, ma una delle piste battute dagli agenti della Squadra Mobile, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Salerno, nell’ambito dell’inchiesta “Le Croci del Silaro”, che all’alba di mercoledì scorso ha portato in carcere l’imprenditore capaccese Roberto Squecco, “re” delle sirene e dei carri funebri, facendo scattare i domiciliari per la moglie Stefania Nobili, super-consigliera comunale della maggioranza che supporta il sindaco Franco Alfieri, e per altre otto persone ed il divieto di dimora per la dirigente del 118 dell’Asl, Gerarda Montella. La rete del “mutuo soccorso”, fatta di croci amiche e nemiche, pronte, per l’accusa, a spartirsi la torta dell’emergenza.

Il summit dal commercialista. Nel mirino degli inquirenti, che ipotizzano il reato di turbata libertà degli incanti, finiscono tre bandi pubblici per le ambulanze indetti dall’Azienda sanitaria locale. Il caso più eclatante? La maxi-gara del 2017, poi revocata sul finir del 2018. Sul piatto c’erano 13 lotti, valore complessivo 11 milioni di euro, per il trasporto degli infermi in ogni angolo del Salernitano. Una fetta ciascuno, per i pm. Il “grande accusatore” è Roberto Schiavone di Favignana, patron della “Humanitas” di Salerno, che il 22 agosto del 2019, interrogato dagli agenti sui rapporti con Squecco, parla del summit di Torrione, nello studio d’un noto commercialista della city. Riferisce, come si legge nel verbale, che, «allorquando fu bandita l’ultima gara per il 118, poi sospesa dall’Asl, (Schiavone) fu contattato ed invitato presso lo studio d’un dottore commercialista, dove s’incontrò con altri operatori del settore, tra cui Francesco Guariglia della “Croce Bianca”, Roberto Squecco della “Croce Azzurra”, un rappresentante di un’associazione di Roccadaspide, Antonio Carucci della “Croce Rossa” di Salerno ed altri presidenti di associazioni». Un summit tra “i signori delle sirene”, «convenuti per concordare tra loro come dividersi le offerte da presentare sui vari lotti della gara», e «gli proposero di concorrere per un paio di postazioni in uno dei lotti, ma (Schiavone) rifiutò».

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