Sportello immigrati Imprenditori latitanti «Vincono i caporali»

Fallisce l’iniziativa per reclutare lavoratori per le aziende Botte: «Oltre duecento le candidature, ma abbiamo chiuso»

Lotta al caporalato: aziende agricole latitanti e fallisce lo sportello di collocamento in agricoltura. Doveva essere un presidio di legalità ma, nel giro di pochi mesi, è diventato il simbolo di un crac.

È il destino dello sportello Collocamento pubblico contro l’illegalità, inaugurato un anno fa grazie ad un protocollo d’intesa tra il Comune, i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, la Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Centro per l’Impiego. Un partenariato che avrebbe dovuto garantire il successo dell’iniziativa che offriva legalità ai lavoratori e rapidità di risposta alle richieste aziendali.

In un mese e mezzo di attività lo sportello ha registrato oltre 200 iscrizioni di braccianti agricoli che si ‘offrivano’ per lavorare nei campi: «ci siamo dovuto fermare subito – dichiara Anselmo Botte della Cgil – non abbiamo più accettato le domande perché abbiamo visto che non c’era neppure un’azienda agricola che si rivolgesse allo sportello».

Per mesi gli operatori hanno atteso che qualche imprenditore contatasse gli uffici vi via Nobile per fare richiesta di manovalanza. Ma ad un anno dall’apertura dello sportello il numero di aziende iscritte è zero. Il collocamento contro l’illegalità doveva essere un progetto pilota a livello nazionale per fermare lo sfruttamento dei lavoratori: «un tentativo unico in Italia per cercare di togliere terreno sotto ai piedi al caporalato - sostiene il segretario della Cgil – così non è stato, le aziende giustificano l’uso del caporale per la rapidità di azione sulla richiesta di braccianti, non è vero perché non hanno aderito allo sportello».

Il caporale risponde alla richiesta di manovalanza a basso costo ma soprattutto in nero, abbattendo i costi dei contributi: «dietro ogni caporale c’è un imprenditore, se non ci fosse richiesta di braccia a basso costo non ci sarebbe offerta – denuncia Botte - vogliono fare del salario un elemento di competitività sul mercato, questo non è possibile. Per di più fanno concorrenza sleale alle aziende, per fortuna tante che lavorano nella legalità con dipendenti regolarmente retribuiti». Per gli imprenditori non è mancanza di volontà o desiderio di illegalità. Lo confessa un imprenditore agricolo di Eboli, 48 anni da sempre in agricoltura conosce la annate cattive e l’andamento dei mercati: «sembra una frase fatta ma la concorrenza dei prodotti provenienti dagli altri paesi ci sta schiacciando – confessa – i contributi in Italia sono altissimi, non possiamo reggere». Abbassare i costi previdenziali sarebbe un aiuto per molti imprenditori di Eboli e della Piana: «noi vorremo mettere in regola tutti – continua – lavoreremmo più tranquilli ma assumere un bracciante costa più della giornata lavorativa». E i caporali?: «non è semplice neppure per noi imprenditori essere in balia di un caporale – conclude – dipendere da una sola persona per sapere se arriveranno gli operai o meno è un’incognita non da poco».

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