DATI ALLARMANTI

Spopolamento, sette paesi “fantasma”

Per il Codacons la carenza di servizi e le poche opportunità di lavoro spingono i cittadini a emigrare dalle aree interne

VALLO DELLA LUCANIA - Settantacinque paesi su 80 sono in fase di spopolamento. È il tragico bilancio sul calo demografico che sta colpendo il Cilento. I borghi caratteristici per le loro bellezze storico-naturalistiche sono sull’orlo del non ritorno e i “freddi” numeri molte volte raccontano meglio di qualunque altra cosa quello che accade nella quotidianità con case che restano chiuse per la maggior parte dell’anno. Solo in estate si rivive un minimo di ripopolamento che però non può di certo essere da cura per un’annosa questione che non è riuscita ancora a trovare definitiva risoluzione. «Il Cilento, se si analizzano i dati Istat, circa tre quarti del territorio, 75 comuni su 80, sono in fase di spopolamento. Dal 1961 ad oggi, il calo medio è stato del 30 per cento: 57mila persone sono andate via da questi paesi, 51 dei quali hanno ora meno di duemila abitanti e il calo demografico è molto più evidente e allarmante nei Comuni più piccoli dell’interno, dove ci sono borghi con meno di 500 abitanti, come Sacco, Serramezzana, Valle dell'Angelo, Sant’Angelo a Fasanella, dove il crollo si attesta tra il 70 - 80 per cento», sottolinea Bartolomeo Lanzara presidente del Codacons Cilento in uno studio che sarà propedeutico nei prossimi mesi ad attivare una serie di tavoli tecnici specifici sulla problematica. «Si tratta di un’emorragia - afferma Lanzara - che da anni non sembra arrestarsi e colpisce, soprattutto, i piccoli paesi dell’interno mentre si registra un incremento solo nei Comuni costieri dove si concentra il 60 per cento degli abitanti.

La mancanza di infrastrutture e di servizi essenziali come i presidi sanitari insieme alla scarsa presenza di medici di base o pediatri nei piccoli centri, soprattutto, degli Alburni e della Valle del Calore accelerano lo spopolamento verso i centri più grandi». E proprio la carenza dei servizi essenziali rende difficoltosa la quotidianità a quelle persone che nonostante tutto operano ancora una forma di resilienza restando ancorati alle loro radici: «Nel Cilento soltanto 7 centri su 80 Comuni dell’area Parco sono con più di 5000 abitanti il resto sono tutti piccoli comuni dove si fa fatica a tenere aperti gli uffici postali, scuole, caserme dei carabinieri, presidi sanitari, chiese, botteghe artigiane, piccoli negozi, farmacie e tutte quelle attività che formano un tessuto sociale articolato che forma una comunità», spiega l’amara realtà il presidente del Codacons Cilento che aggiunge: «A complicare ancora di più la situazione sono le condizioni delle strade provinciali e comunali spesso abbandonate a se stesse senza manutenzione ordinaria per mancanza di fondi o per incuria». La ricetta per uscire da una crisi che sembra, al momento, irreversibile l’ha detta lo stesso Lanzara in attesa che si passi dalla teoria alla pratica e che quindi si possa concretizzare un primo serio sforzo da parte di tutte le istituzioni territoriali competenti almeno a salvaguardare la parte esistente: «Secondo noi, come già sperimentato in altri territori, si può bloccare l’emorragia demografica investendo seriamente in turismo, cultura, agricoltura biologica e sulle tante tradizioni enogastronomiche del territorio. Inoltre, è necessario ripensare all’erogazione dei servizi sul territorio una cosa di cui tutti parlano ma che non trova applicazione concreta ».

(nic. sal.)