Spirito: «Arredo urbano invece di barriere» 

L’architetto ipotizza soluzioni alternative al cemento e per il Corso immagina controlli mobili

Elementi di arredo urbano al posto delle barriere anti terrorismo. La proposta nasce all’indomani della notizia dell’ installazione delle barriere anti jihad in diverse zone d’Italia, tra cui anche Salerno, e viene rilanciata sui social dall’architetto Stefano Boeri, ideatore delle città verdi e del “bosco verticale”, che propone querce al posto di blocchi di calcestruzzo. «Una proposta assennata – secondo l’architetto salernitano Carmine Spirito – anche se a Salerno, almeno sul Lungomare, abbiamo già questa soluzione nel senso che le siepi, che dividono la strada dal marciapiede, rappresentano già un deterrente. Resterebbero da chiudere alcuni varchi per evitare il passaggio incontrollato di furgoni killer».
Sì alle barriere quindi, ma secondo regole ben precise che possano abbinare all’aspetto principale, relativo alla sicurezza, il fattore visivo: «Non possiamo militarizzare le nostre città – continua Spirito – anche perché rischiamo di innescare ancora più paure in chi si trova davanti dei blocchi di cemento e sa che servono per evitare possibili attentati. Immaginando invece dei sistemi diversi, si possono far coesistere le due situazioni». E se sul Lungomare la soluzione sembra relativamente semplice, discorso diverso vale per corso Vittorio Emanuele, zona pedonale interdetta al traffico veicolare ma non al transito dei residenti e dei veicoli prr il carico e lo scarico delle merci: «Nel caso del Corso, si potrebbro immaginare soluzioni diverse – spiega l’architetto Spirito – immaginando blocchi amovibili che, ad esempio, scendono nel sottosuolo. Certamente il costo cambia rispetto alle barriere fisse, ma in quella zona sussistono delle difficoltà legate al passaggio dei residenti, dei furgoni per lo scarico, seppure in orari ben precisi e lontani dall’accogliere intensi flussi di persone. Si potrebbe pensare ad ostacoli mobili, con automezzi delle forze dell’ordine nei punti sensibili dove un furgone killer potrebbe eventualmente transitare, ad esempio a via dei Principati o all’ingresso di via Santi Martiri. Dobbiamo comunque tener presente – conclude Spirito – che parliamo di deterrenti e non possiamo immaginare di fare città fortificate. Per molti secoli sono state costruite le mura intorno alle città per evitare l’arrivo dei Saraceni, che non sono mai arrivati...».
Carla Polverino
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