PAGANI

Spari contro il culturista: Cascetta va ai domiciliari 

Pagani, secondo il giudice non aveva intenzione di uccidere il suo amico Ma sullo sfondo spunta una vicenda legata all’utilizzo di anabolizzanti 

PAGANI. «Non voleva uccidere»: per questo il paganese Vincenzo Cascetta, 38enne accusato inizialmente di tentato omicidio per aver sparato contro Pietrangelo Campitelli, 45enne paganese, è stato scarcerato e rimesso agli arresti domiciliari ieri mattina, con l’accusa derubricata in lesioni gravi, al termine di un lungo interrogatorio nel corso dell’udienza di convalida celebrata davanti al Gip Alfonso Scermino.
L’uomo, assistito dall’avvocato Giacomo Morrone, ha spiegato di essere stato aggredito e di aver opposto alla presa subita da Campitelli, ferito dagli spari, l’arma che aveva portato con sé, in precedenza già intimorito per la situazione, nata per un dissidio con il suo ex preparatore atletico, anche lui presente sul posto, Giuseppe Romano. Motivo del contendere, nella difesa fornita da Cascetta, era il rapporto professionale tra i due, con Romano a fare da preparatore per l’indagato, con l’utilizzo di prodotti dopanti quale causa della rottura, e le successive intimidazioni subite dal trainer il quale, stando alle dichiarazioni dello sparatore, temeva che si scoprisse «un traffico illecito di anabolizzanti». Decisiva per la decisione del giudice è stata la sequenza dei fatti, ripresa dalle telecamere di sicurezza che inquadravano l’area esterna al bar Fidema, lungo via Marconi, appena prima di piazza Sant’Alfonso, che riportano tutte le fasi della lite tra Cascetta e Campitelli. In particolare, Cascetta discuteva inizialmente con Romano, il trainer, terzo uomo protagonista dell’episodio e suo diretto antagonista nella questione, con il gesto di mostrare la pistola nella cinta dei pantaloni, per poi entrare all’interno del bar dov’era Campitelli, precisamente alle 17.03 del pomeriggio. Pochi secondi dopo l’ingresso nel locale Cascetta era già sull’uscio del bar, ed estraeva la pistola dalla cinta del pantalone, «con evidente finalità di intimidire il suo contraddittore, ma non la usava immediatamente- scrive il gip - né la puntava verso la vittima. Ad un tratto – scrive il giudice- Cascetta veniva sospinto a centro strada, con Campitelli che affrontava Cascetta con virulenza, lo afferrava e lo spingeva nonostante questi avesse la pistola in pugno, mentre tra i due c’era una breve colluttazione. A questo punto s’intravedeva come nella concitazione del contatto fisico Cascetta esplodeva i colpi d’arma da fuoco». I colpi partivano mentre Cascetta teneva l’arma puntata verso terra, «a distanza ravvicinatissima, e mentre stava avendo la peggio nella zuffa: da qui viene esclusa la volontà di uccidere, perché puntando in basso lo sparatore «non cercava di attingere parti vitali». Cascetta si presentò poco dopo in tenenza con una valigetta destinata alla custodia dell’arma, con quattro colpi mancanti rispetto ai cinquanta iniziali che facevano parte del munizionamento.
Dopo due giorni di cella Cascetta è tornato a casa, in regime di arresti domiciliari, con la derubricazione dell’accusa inizialmente contestata da tentato omicidio in lesioni gravi. Sullo sfondo della vicenda resta il dissidio iniziale, collegato secondo le dichiarazioni rese dell’indagato ad un modus di allenamento non gradito, con presunto utilizzo di sostanze dopanti, circostanza che a questo punto potrebbe già costituire ulteriore notizia di reato all’attenzione della Procura di Nocera Inferiore e dei carabinieri del gruppo territoriale al comando del colonnello Mortari.

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