Spaccio, scacco all’impero della “zarina” 

Undici arresti per capi e gregari del gruppo guidato da Lucia Zullo. I contrasti col nipote e il fratello e poi la scissione

La “zarina” Lucia Zullo, carabinieri del nucleo territoriale di Nocera Inferiore e della tenenza di Cava hanno dato esecuzione ieri a undici misure cautelari in carcere ed una agli arresti domiciliari domiciliari. Si tratta di una rete di spacciatori, che poi si è sdoppiata, collegata alla famiglia Zullo, “i cavallari”, che aveva abbinato al commercio di equini quello più redditizio dello spaccio di droga, sfruttando conoscenze interposte con fornitori dell’Agro e dell’hinterland Napoletano.
Incallita spacciatrice. Per gli inquirenti, “a’ zia”, come chiamavano in gergo la Zullo i suoi gregari, era una “incallita e professionale spacciatrice”. Spietata quando c’era da spartirsi i guadagni dell’attività di spaccio, a tal punto da ordinare a due brutti ceffi napoletani il pestaggio del fratello Dante che non aveva condiviso il ricavato della vendita di una partita di marijuana. Aggressione che avvenne in una scuderia di Agnano, in provincia di Napoli. Tale circostanza portò a rompere i rapporti familiari e affaristici e alla ritorsione del nipote Vincenzo Zullo, definito dal gip “un frenetico spacciatore”, che bruciò la casa della zia.
L’organizzazione. La figura apicale del famigerato e violento gruppo di spaccio era lei, la Zullo. Suoi luogotenenti erano il nipote Vincenzo, il figlio Mario e Vincenzo Porpora. Quest’ultimo aveva il compito di procacciare lo stupefacente per il fabbisogno dei clienti. Alfredo Lambiase, Carmine Medolla, Michele Memoli ed Alberto Esposito erano le sentinelle sulle “piazze di spaccio”, incaricate della vendita delle dosi e della segnalazione della presenza in giro delle forze dell’ordine. La più attiva, però, era la Zullo che spacciava al minuto dal suo alloggio delle case popolari. A confermarlo gli assuntori fermati dai carabinieri che la indicano senza esitazione come la pusher
La scissione. È Vincenzo Zullo a cercare spazio e scalzare la zia nella gestione del giro a Santa Lucia. Si accorda con Porpora che gli fornisce droga di prima qualità: «Allora mi senti, 10 giorni e la smontiamo a quella. 10 giorni e la smontiamo”, dice Porpora. A fine aprile dello scorso anno la definitiva rottura. Vincenzo dice al padre Dante Zullo in un’intercettazione: «Vedi che ho picchiato a sangue zia Lucia, l’ho scocozzata». La zia gli aveva dato dell’infame e del zozzo. La “nuova piazza” era promossa da padre e figlio, Dante e Vincenzo Zullo, con Porpora nel ruolo di procacciatore, Nunzio e Vincenzo Catania con Giuseppe Di Napoli garantivano il rifornimento mentre Roberto Benincasa e Alessandro Marciano fornivano la logistica (macchine, mezzi e depositi per la droga).
Le armi. Le indagini dei carabinieri del nucleo territoriale di Nocera Inferiore e della tenenza di Cava, coordinati dalla Dda di Salerno (pm Vincenzo Senatore) hanno accertato anche la presenza di armi. In particolare si parla di un fucile mitragliatore Kalashnikov Ak 47 e di un borsone pieno zeppo di pistole e munizionamento.
Massimiliano Lanzotto
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