Spaccio fatale, Cassazione annulla l’arresto 

Accolto il ricorso di Ciro Palladino. Per la Procura aveva venduto la dose che uccise Mannina

La Cassazione ha annullato l’ordinanza cautelare per Ciro Palladino, il 45enne di Torrione accusato di avere venduto al 49enne Vincenzo Mannina le dosi di cocaina che poco più di un anno fa ne causarono la morte. Da circa tre mesi Palladino è agli arresti domiciliari e ha ottenuto l’autorizzazione a recarsi a lavoro, ora il suo fascicolo torna al Tribunale del Riesame, che dovrà pronunciarsi di nuovo nel merito degli indizi e delle esigenze cautelari, adeguandosi alle indicazioni della Suprema Corte. Le motivazione dell’annullamento saranno depositate nei prossimi giorni, ma si sa che riguardano sia il reato di spaccio che la morte di Mannina e che il ricorso presentato dai difensori Vincenzo Faiella e Antonio Ferrari insisteva soprattutto sulla mancanza di prove certe per sostenere che proprio il loro assistito avesse venduto al 49enne di Sant’Eustachio il quantitativo mortale di polvere bianca.
A Palladino i poliziotti della Mobile sono arrivati analizzando il telefono cellulare della vittima. Il suo numero telefonico, archiviato con il nome “Michele Fra”, è quello che Mannina contattò più volte nelle ore antecedenti alla morte chiedendo di “portare cento”, una cifra che per gli inquirenti equivaleva al prezzo della dose. Quella mattina dell’1 aprile 2016 Mannina chiese due dosi in sole cinque ore, cocaina purissima che decise di iniettarsi per accelerare l’effetto. Il suo organismo non resse. Secondo gli accertamenti medico legali morì per un arresto cardiocircolatorio. Da quell’episodio gli investigatori sono risaliti, intercettando l’utenza di Palladino, a un’attività di spaccio che quest’ultimo avrebbe messo in piedi con il complice Enrico Alfano, 34enne di Fratte. Un giro d’affari che si concentrava tra bar e locali notturni, con una clientela medio alta che pagava anche cento euro per una dose. (c.d.m.)
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