Spaccio a Pastena In venti scelgono il rito abbreviato

Il nome “Cattivi maestri” che fu dato all’operazione antidroga dall’Antimafia, richiama in pieno la natura del sodalizio. I protagonisti, infatti, sono un gruppo di ventenni che, indirizzati da più...

Il nome “Cattivi maestri” che fu dato all’operazione antidroga dall’Antimafia, richiama in pieno la natura del sodalizio. I protagonisti, infatti, sono un gruppo di ventenni che, indirizzati da più soggetti pericolosi, da Pastena stavano cercando di imporsi nello spaccio di hashish e marijuana. Gli imputati sono 37: venti hanno fatto aderito al rito abbreviato, quattro concorderanno la pena e tredici andranno all’udienza preliminare. È il bilancio dell’udienza preliminare di ieri dinanzi al gip Bruno De Filippis, d’accordo il pm Vincenzo Montemurro che, due anni fa, definì gli imputati «giovanissimi ma pericolosissimi». Le posizioni dei venti imputati che hanno scelto il rito abbreviato, saranno discusse il prossimo 13 giugno. Hanno aderito al rito alternativo Fabio Argento (che secondo la Dda piazzava per conto del sodalizio di Pastena quantitativi non inferiori ai quattro chili), Bernardo Orilia, Renato Bracciante, Mario Bruno, Alfonso Camera, Paolo Coluzzi, Danilo Contaldo, Giuseppina D’Amato, Tommaso Erra, Eugenio Incisivo, Giuliano Isola, Pierpaolo Isola, Andrea Orilio, Luca Papa, Lucia Scannapieco, Francesco Serra, Mirco Sica, Francesco Spero e Valerio Frasaro. Nel collegio difensivo, tra gli altri, figurano gli avvocati Ivan Nigro, Gaetano Brescia, Pierluigi Spadafora, Luigi Gargiulo, Michele Tedesco e Bianca De Concilio.

A capo del gruppo c’erano Marco Ferraiolo, il fratello Carmine (che nel marzo del 2013 fu ferito a colpi di pistola in quello che per gli inquirenti fu un agguato deciso per la conquista delle piazze di spaccio) e la madre Luisa, individuati come i promotori del sodalizio criminale. Sotto di loro una rete di spacciatori al minuto e un gruppo non affiliato ai Ferraiolo, dai quali, però, prendevano la materia prima per i loro loschi commerci. Nella struttura dell’associazione per delinquere c’erano anche gli addetti alla custodia dello stupefacente e il corriere. Le indagini hanno ricostruito un giro di spaccio che aveva il quartier generale in via Limongelli, a ridosso del Parco del Mercatello e a pochi passi dalle giostrine. Attorno alle cosiddette “baracche”, le vedette avvisavano con uno o due fischi (a seconda del grado di pericolo) di possibili controlli. La droga arrivava dai grossisti di Napoli e Torre Annunziata. Lo stupefacente veniva stoccato poi in abitazioni e garage e qui era tagliato per essere affidato ai pusher, che lo smerciavano soprattutto a Salerno ma talora anche a Battipaglia, Eboli e Bellizzi. Le commesse venivano prenotate anche attraverso i social con messaggi in privato, oltre ai normali canali di comunicazione come il telefonino.

©RIPRODUZIONE RISERVATA