Nocera Supeeriore

Spacciatore cinese finisce in trappola

L’uomo lavorava in un negozio ma faceva parte di una banda che piazzava in tutta Italia partite della micidiale “shaboo”

È scattata all’alba di ieri mattina l’operazione contro una rete di spaccio internazionale di stupefacenti gestita da cinesi, con la potentissima droga shaboo, stimolante dalle conseguenze devastanti, al centro dell’attività della Procura antimafia di Firenze. La sostanza è arrivata in Italia dal mercato orientale, con diffusione nelle Filippine: la Polizia della squadra mobile della questura di Firenze ha eseguito con accuse di spaccio internazionale di droga otto ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti cittadini cinesi, uno dei quali è un 23enne residente a Nocera Superiore, dove lavorava in un negozio. Non sono state rese note le generalità.

Il blitz è scattato contemporaneamente in tutta Italia, portato avanti dalla polizia nei confronti di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droghe sintetiche, in particolare di shaboo, con i provvedimenti cautelari emessi dal gip di Firenze su richiesta della Dda fiorentina. Dalle prime ore dell’alba di ieri sono scattate perquisizioni e sequestri in Toscana, Campania e Abruzzo, a caccia della sostanza chimica sintetizzata e nascosta nei giocattoli, spedita via corriere internazionale da Hong Kong all’Italia.

Al prezzo di circa 250 euro al grammo, il gruppo guidato dai soggetti incriminati è stato ricostruito dalla squadra mobile di Firenze e dal compartimento Toscana della polizia postale, che ha rimesso insieme il cuore dell’organizzazione, contando dodici soggetti indagati in totale, tutti di nazionalità cinese, con cinque misure cautelari in carcere, eseguite nei confronti di soggetti residenti a Prato, Teramo e Nocera Inferiore, con l’impiego di personale di supporto del locale commissariato polizia di stato, con tre persone finite agli arresti domiciliari. Tra le accuse, oltre al traffico internazionale di stupefacenti, compare anche l’imputazione di riciclaggio per il reimpiego dei proventi dell’attività di spaccio, concentrata nell’ambito della comunità cinese di Prato, rispediti in Cina tramite operazioni di home banking, chiudendo di fatto il cerchio inquirente.

Le indagini hanno seguito le altre destinazioni europee dello stupefacente, con la shaboo spedita in altri paesi come la Spagna, la Francia, l’Argentina e l’Australia, per un traffico in grado di muovere e fruttare circa tre milioni di euro. Nel corso della prima fase delle indagini, durate circa due anni, sono stati sequestrati 5 chili di droga complessivamente, di volta in volta scovati nei nascondigli escogitati dai trafficanti, con i pacchi nascosti in oggetti di uso comune come telefoni, prese multiple elettriche e anche bambole o giochi per bambini.

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