Sotto sequestro il tesoro del gioielliere

Pontecagnano, legami col clan Pecoraro: “sigilli” ad appartamenti, negozi e aree di parcheggio di Ettore Rossomando

PONTECAGNANO. Sequestrata una parte del patrimonio del noto gioielliere di Pontecagnano, Ettore Rossomando. I carabinieri, nella giornata di ieri, hanno posto i sigilli a beni mobili e immobili, per un valore di oltre 1,2 milioni di euro, intestati o riconducibili al commerciante di Pontecagnano. Il provvedimento, finalizzato alla confisca, è stato disposto dalla Corte di Appello di Salerno, su richiesta del procuratore aggiunto Antonio Centore.

Rossomando che è molto conosciuto nella città picentina, è stato ritenuto dagli inquirenti un affiliato in passato al clan camorristico dei “Pecoraro-Renna”, operante nella Piana del Sele, ed è stato condannato negli anni Novanta per una faccenda di estorsione in danno di una commerciante di Bellizzi. Non è bastato il tempo trascorso dalla commissione dei reati contestati al gioielliere per far cadere nell’oblio il provvedimento legato alla confisca dei beni, proprietà acquisite – secondo la procura antimafia – attraverso le attività illecite commesse dal commerciante picentino.

Le indagini della procura. Le indagini compiute dal procuratore Centore hanno accertato uno scompenso troppo evidente tra i redditi dichiarati da Rossomando e i suoi più stretti familiari rispetto al patrimonio posseduto. Negli ultimi anni, in particolare, il gioielliere avrebbe dichiarato all’erario somme irrisorie che non giustificano il beni detenuti, particolare emerso da specifiche indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Battipaglia, diretta dal capitano Erich Fasolino. Gli anni presi in considerazione partono dal 2004. Nella mattinata di ieri e fino al pomeriggio, i carabinieri hanno dato esecuzione al sequestro.

Nel verbale sono finiti tre appartamenti, ubicati in via Guglielmo Marconi, via Europa e via San Francesco, e sei negozi, siti in via Carducci, via Europa, Via Sicilia e corso Umberto I. Inoltre è stato sequestrato un piazzale di circa 250 metri quadri, adibito a parcheggio, e nove box auto seminterrati. Nell’elenco dei beni avviati alla confisca compaiono una Bmw serie 5, in uso al gioielliere, e una Honda Cbr 600, in uso al figlio. Il patrimonio oggetto del provvedimento del tribunale ha un valore commerciale stimato di poco superiore al milione e duecentomila euro.

I beni sono stati affidati in custodia giudiziaria all’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati di Napoli.

Il sequestro non è ancora un provvedimento definitivo. Al gioielliere resta l’ultima possibilità di appellarsi ai giudici per ottenere la revisione in parte o del tutto della procedura di confisca.

Il gioielliere fu arrestato una prima volta nel maggio 2006. In seguito è stato condannato per l’estorsione alla commerciante bellizzese nel quale risultavano co-imputati anche soggetti ritenuti affiliati al clan Pecoraro-Renna.

I giudici dell’epoca – siamo nel 2005 – sostenevano che gli imputati, tra i quali Rossomando, con diverse mansioni, avrebbero approfittato dello stato di necessità dell’imprenditrice che, dopo poco, fallì.

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