Sospetto terrorista ospitato a Scafati 

Ricercato dalla Dna, è stato in casa di due marocchini a cui ha annunciato attentati in Spagna e al Vaticano

SCAFATI. Una moschea di Istanbul, la Spagna, il Vaticano. Nella chat scoperta dagli investigatori un uomo misterioso indica i luoghi nel mirino della Jihad, e quell’uomo – gli inquirenti ne sono certi – è passato da Scafati. Risulta che sia stato ospite in casa dei due fratelli maghrebini Soulaimane e Abdelghani Bakhada, che ora sono indagati con l’accusa di terrorismo internazionale e a cui nei giorni scorsi sono stati sequestrati computer e telefoni cellulari. È a loro (in particolare a Soulaimane) che l’ospite avrebbe parlato di prossimi obiettivi dell’Isis, ma secondo le indiscrezioni la posizione dei due fratelli resta comunque marginale, legata appunto a quelle confidenze e all’ospitalità al connazionale, che è sospettato di essere invece organico agli ambienti del terrorismo islamico. Le indagini, iniziate lo scorso marzo con una prima perquisizione nell’appartamento di località San Pietro e il ritrovamento di materiale sul conflitto in Siria, hanno avuto un’accelerazione dopo l’attentato di Barcellona, quando si è appreso che prima di deviare l’attenzione sulle ramblas i terroristi avevano progettato un’esplosione davanti alla Sagrada familia, la chiesa mai terminata che è simbolo dell’architettura di Gaudì ma anche uno dei luoghi più famosi della cristianità. Nella chat all’attenzione della Procura, che risale a svariati mesi addietro, si parla appunto di un attentato che sarebbe stato messo in atto «a una importante chiesa spagnola», coincidenza che rende ancora più allarmante il riferimento al terzo obiettivo annunciato: il Vaticano.
Sull’identità dell’autore dei messaggi c’è il massimo riserbo, ma le sue esternazioni sono prese molto sul serio dagli investigatori della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che lo ritengono addentro alle dinamiche jihadiste e a cui la Dda salernitana ha segnalato la sua presenza a Scafati. Da qui è andato via da tempo, ed è probabile che abbia anche lasciato l’Italia. S’indaga però per capire perché abbia soggiornato nel comune del Salernitano e quali fossero i suoi reali rapporti con i fratelli Bakhada. È anche per questo che il 25 agosto i carabinieri del Ros sono tornati a bussare al loro appartamento, portando via cellulari, computer, documenti e schede telefoniche. Dalle perquisizioni, disposte dal sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello che coordina le indagini, non sarebbe emerso materiale che lascia ipotizzare aderenza all’estremismo islamico, ma per trarre le conclusioni si attende l’esito di una consulenza tecnica affidata a esperti informatici. Per adesso è emerso che durante il soggiorno a Scafati il marocchino ricercato dall’Antiterrorismo avrebbe parlato con uno dei fratelli che lo ospitavano, il 25enne Soulaimane, dell’attentato portato a segno lo scorso gennaio davanti a una moschea di Istanbul e poi delle mire jihadiste su Spagna e Italia. Una conversazione confidenziale, che per gli inquirenti potrebbe essere la traccia di legami più stringenti rispetto alla mera ospitalità a un connazionale. Non a caso la posizione di Soulaimane è quella ritenuta più delicata nell’inchiesta che lo coinvolge con il familiare, non solo per il colloquio con l’ospite ma anche per via di un viaggio all’estero di cui non sono chiare le motivazioni e dal quale sarebbe tornato agli inizi dell’estate. Sia lui che il fratello negano però con fermezza qualsiasi coinvolgimento con ambienti dell’estremismo. «Siamo in Italia per lavorare onestamente. Non siamo terroristi e siamo lontanissimi da certe idee criminali» hanno fatto sapere tramite l’avvocato Ludovico Fattoruso, che ne ha assunto la difesa. In attesa che l’inchiesta faccia il suo corso è stato imposto a Soulaimane Bakhada il divieto di allontanamento dal territorio nazionale, mentre per il fratello Abdelghani è stato emesso il foglio di via in virtù di altri procedimenti penali legati a questioni familiari. Ancora in bilico la posizione di un altro marocchino, che durante i controlli a San Pietro è stato trovato in possesso di documenti d’identità di altri immigrati ma che almeno per il momento non risulta indagato. Dell’ospite misterioso, invece, non c’è traccia. (c.d.m.)
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