Sorpreso con 15 chili di marijuana 

Arrestato Alberto Vanacore, era già sottoposto alla sorveglianza speciale

Quindici chili di marijuana sono stati ritrovati dai carabinieri in un garage lungo via Nazionale, nel corso di un blitz eseguito nella serata di mercoledì e conclusosi con l’arresto di Alberto Vanacore. Il paganese, sottoposto alla sorveglianza speciale, è stato fermato in strada dai carabinieri e trovato in possesso di alcune dosi di “erba”. Quindi è stata disposta la perquisizione domiciliare e sono stati trovati i 15 chili di stupefacente, custodito in tre grosse buste collocate nel box auto nella disponibilità dell’uomo. Secondo le ricostruzioni dei militari guidati dal tenente Angelo Chiantese il materiale proverrebbe dal basso Lazio, punto di approvvigionamento controllato dalle organizzazioni criminali campane in grado di gestire simili quantitativi di droga. Secondo una stima approssimativa, lo smercio al dettaglio dei quindici chili di marijuana avrebbe potuto fruttare oltre ottantamila euro.
Vanacore, noto con il soprannome di “Spetìll”, è finito in manette con l’accusa di detenzione al fine di spaccio di sostanze stupefacenti, anche in ragione di un fitto elenco di precedenti penali, tra cui l’arresto effettuato nel 2014 insieme al sequestro di un coltello, una pistola e oltre duecento grammi di cocaina, il tutto stipato all’interno di un bar-circolo da lui gestito nel cuore del centro storico di Pagani.
L’arresto di Vanacore segue di poche ore un altro blitz, che ha portato al sequestro di duecento grammi di cocaina nei pressi del cinema ed è costato l’obbligo di dimora fuori regione per un 25enne incensurato. Il monitoraggio del territorio è costante; una recente mappatura delle zone dello spaccio vede il centro storico punto di riferimento costante e individua come altre zone calde piazza Sant’Alfonso (nelle ore serali, nelle retrovie del l’auditorium) e la zona del cinema La Fenice . È evidente in questo ultimo periodo la presenza di molti spacciatori indipendenti, conferma dell’esistenza di un patto di non belligeranza tra i sodalizi, che non preclude alle iniziative dei singoli a patto di non invadere aree altrui. La situazione rappresenta diretta conseguenza della repressione giudiziaria portata avanti dalla magistratura ordinaria e dalla procura distrettuale contro il vecchio sistema, guidato dalle giovani leve del clan Fezza e più indietro nel tempo dai Petrosino-D’Auria.
Alfonso T. Guerritore
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